Perché io esisto e sono la loro madre.

Perché mi sono occupata di loro fin da quando erano un’ incognita dentro alla mia pancia.

Perché si sono mosse con me per nove mesi, non mi hanno fatto dormire, mi hanno cambiato il corpo e l’anima.

Perché le ho desiderare e partorite con dolore. Perché sono la prima cosa su cui sono state appoggiate. Sono il seno da cui si sono nutrite.

Sono le mie ragadi e le mie smagliature.

Perché sono il corpo su cui, il più delle volte, si sono addormentate.

È stata la mia maternità ad essere usata, sono stata io a casa dal lavoro per accudirle.

Sono quella che correva all’asilo o a scuola se stavano male. Che le ha portate, il più delle volte, dalla pediatra.

Sono quella che gli lava le mutande.

Che ha parlato con loro per la prima volta di mestruazioni, sesso e amore.

È con me che vivono ora. Con me sono cresciute.

È il mio stipendio che prosciugano, è mio il mutuo venticinquennale per comprare la micro casa dove viviamo, mia la solitudine e la responsabilità della crescita.

Miei i Natali, le estati e tutte le feste comandate.

Miei i loro pianti e le loro gioie.

È pazzesco che la cura sia a carico quasi totale delle madri, così come l’educazione e il cognome sia solo dei padri. Un ossimoro. Una contraddizione. Un annullamento. Il mantenimento di un potere.

Non cambierei una virgola della mia vita con loro, ma voglio che il mio cognome gli appartenga come gli appartiene ogni secondo della mia esistenza fino a qui.

Voglio essere nominata perché io sono la madre. Io c’ero, ci sono stata e ci sarò sempre.

Penny

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

Rispondi