Ho chiesto a Ludo ( per chi non lo sapesse è mia figlia) fammi un‘ illustrazione e ispirami.
Dopo un po’ è arrivata con questa immagine di donna e quella frase posta come un’aureola.
Ho guardato quel seno abbondante, quelle macchie sulla pelle, quella bocca imperfetta e quella stretta, contenimento o concessione verso se stesse.
Mi sono chiesta se mia figlia stia cercando di abbracciare la ragazza che è, se stia cercando con tutte le sue forze di salvarsi dagli stereotipi che- per quanto mi riguarda- hanno governato una buona parte della mia esistenza.
Ho pensato a tutte le volte che non mi sono data credito. Tutte le volte in cui per essere fedele ad altro: un modello, un ruolo, un uomo, ho tradito me stessa.
Per quanto riguarda noi donne, siamo così indirizzate a soddisfare i bisogni altrui, che teniamo a bada il nostro dolore.
Ma c’è una cosa che genera più sofferenza del dolore: non imparare ad esprimerlo.
Essere fedeli a se stesse, in questo mondo, è un’impresa folle. Così folle che nel momento in cui cerchiamo di riemergere dagli stati di torpore o sottomissione, ci danno delle pazze.
Ci hanno insegnato che dobbiamo essere ragionevoli, esserlo vuol dire stare nei ranghi, continuare ad assolvere ruoli e compiti tanto cari alla nostra società maschile.
Ma noi lo sappiamo bene: non è con la ragione che spieghiamo tutto.
È come se, a un certo punto, dovessimo annullare la programmazione e reimpostare il tasto Start.
Succede quando riusciamo a vedere lo scollamento tra quello che sentiamo, quello che pensiamo e quello che facciamo e maggiore è stato questo divario, maggiore è il malessere che ne è derivato.
Spingere l’intimo ad emergere davvero è l’unica strada per riallinearsi al desiderio e all’esistenza, anche a costo di ferire e tradire, se necessario. E vi assicuro che, a volte, lo è.
È necessario tradire per salvarsi, per non morire sepolte dentro a corpi che sono programmati per soddisfare il piacere dell’altro e dentro ad anime al servizio del sacrificio.
Qualcuno strabuzzerà gli occhi dopo queste mie parole, ma la sofferenza mi ha insegnato che dentro alla fedeltà verso se stesse, la verità ha un peso enorme e io la inseguo.
La inseguo anche se, a volte, fa male e spero che lo facciano le mie figlie, perché la verità è qualcosa su cui si può lavorare, a differenza della menzogna che produce solo dolore.
Sulla verità si può iniziare a ricostruire e non ci sono basi più solide della fedeltà a ciò che sentiamo per cominciare.
Per essere credute e credibili non abbiamo bisogno di convincere gli altri, ma di crederci.
Come una follia, appunto.
Penny ❤️
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia edito Mondadori: “La scuola è di tutti”
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/
ciò che scrivi mi da la forza per andare avanti, ma quanto è difficile 🙁
Molto, molto difficile, ma le cose belle- come la dignità della nostra esistenza- hanno un valore inestimabile e meritano la fatica. Non sarà sempre così. Andrà meglio. ❤️
Non so se ho risposto. Può darsi di sì ma non voglio rischiare di non farlo, quindi, vero è difficilissimo…❤️