In questi giorni mi arrivano pubblicità continue per la festa della mamma. Spero passi presto il calvario.

Due cose sono certe: come sempre le mie figlie non mi regaleranno nulla, probabilmente manco si ricorderanno di farmi gli auguri ?e io farò altrettanto con mia madre?!

La terza cosa è: non farò fare nessun lavoretto a scuola ai miei bambini, perché, ci sono storie e storie e vorrei rispettarle tutte.

Poi, lo sapete come la penso, la maternità mi piace raccontarla davvero, metterci dentro soprattutto le donne che siamo.

E questi consigli commerciali che oscillano tra ferro da stiro, friggitrice, asciugatrice ( come fossero doni per noi) a creme e cremette (perché dobbiamo piacere lor signori) alimentano il sessismo e il patriarcato e mi procurano una rabbia inimmaginabile.

Per non parlare delle tazze con stampate frasi tipo questa: “Lei è Billa. Billa riesce a lavorare 27 ore su 24 completamente gratis senza mai sembrare stanca. E niente questa volta non puoi essere come Billa (a meno che tu non sia una mamma!)” .
L’ultima frase pure sottolineata di rosso e ovviamente Billa è travestita da supereroina.

Come a dire: ti sfruttiamo e ti faccio credere che quello sfruttamento faccia parte del tuo ruolo di madre!

Ma pensano che siamo imbecilli?

Insomma, questa fiera del patriarcato spero passi presto, anzi, mi piacerebbe che fosse abolita, almeno in questi termini.

In nome della maternità le nostre vite spesso vengono compromesse. In nome della maternità molte donne non riescono ad uscire dalla situazione di violenza o sottomissione in cui si trovano. Molte donne vengono uccise.

La raccontiamo anche questa storia?

E poi, questa ossessione delle supereroine non è sopportabile, perché non è altro che una storia di sfruttamento e mi dispiace per quelle di noi che ci cascano.

A mia madre vorrei dire -tutti i giorni, non il giorno della festa della mamma- che mi dispiace tantissimo per non averla vista come donna.

Mi dispiace tantissimo di aver abusato del suo ruolo, mi dispiace che lo abbia fatto il sistema sociale in cui viviamo.

So quello a cui ha dovuto rinunciare.

È tornata al lavoro subito dopo la mia nascita, mi ha portato con sé ancora nella culla, il rischio era di perderlo quel mestiere e poi l’ha perso, in un attimo, quando lei non serviva più.

Mi ha mandato a un asilo di suore, perché mi prendevano a due anni e non sapeva come fare. Ha pagato un servizio che dovrebbe essere gratuito per andare a lavorare!

Quando ha perso il lavoro ha ricominciato, ancora e ancora. Ha fatto di tutto per darci la possibilità di “superarla”.

La sua storia é la storia di molte madri.

A mia madre vorrei dire che il regalo più grande che ha fatto a me e a mia sorella, è stata proprio la sua determinazione, spingerci ad emanciparci come donne.

Ricordo le torte di mele che preparava con piacere, ma non sono state quelle a radicarsi nel mio cuore, quello che mi è rimasto è la sua ricerca potente di autonomia, il suo lottare costante con le prove che la vita le sottoponeva. Non erano le stesse di mio padre, ora lo so.

Una madre non dovrebbe sacrificarsi e non dovremmo festeggiarla se lo fa.

Dovremmo operarci perché non succeda, affinché i nostri diritti siano tutelati, perché quello che non sanno- o forse sì- gli usurai della maternità, è quanto paghiamo in termini di esistenza.

A volte veniamo accusate di distruggere la famiglia, forse non si è capito che è il sistema patriarcale- in essere nel nostro Paese- a distruggerla con le disuguaglianze che produce, non le donne.
Noi, a una certa età e consapevolezza, non abbiamo scelta: o moriamo di dolore o proviamo a salvarci.

Cambiate il sistema sessista e vedrete che cambieranno anche le storie d’amore. Non sono le famiglie ad essere in crisi, è che il sistema di sottomissione non regge più. Ci stiamo svegliando!

Quindi, mi piacerebbe che intorno alla maternità si raccontasse la verità e quindi si raccontasse anche il sommerso, il non detto.

Mi piacerebbe festeggiare mia madre e tutte le madri e pure me, non un giorno solo con un mazzo di fiori, un ferro da stiro o una crema anticelluite, ma dentro a una storia di diritti.

Questa celebrazione, fatta in questo modo, non fa altro che tenerci al guinzaglio.

Tutto l’anno ti spolpo, prendo quello che posso, poi per un giorno ti metto lassù su un piedistallo e ti porto i doni che servono a me, non a te.

Intanto ieri è morta un’altra donna. Ho perso il conto. Forse era madre o forse no, per me la sua vita valeva con o senza figli.

Vi assicuro che sarebbe più facile scrivere parole smielate e trovare consensi, ma credo che non farei né il mio è né il vostro bene.

Ciò che ci serve è lottare perché ogni donna di questa terra possa decidere di essere madre oppure no e sia tutelata, non solo in quanto madre ma, soprattutto, in quanto persona.

A mia madre vorrei dire un’ultima cosa: ora che provo a vivermi, ora che ho aperto gli occhi, vedo la donna che sei.

E non vorrei vederti “sacrificata” ma felice.

Penny ❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia edito Mondadori: “La scuola è di tutti”
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

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