Ad un certo punto le donne si accorgono di avere dei sogni. Alcuni sono semplici come stare meglio, altri forse più grandi, e allora, a volte, succede l’irreparabile.

I mariti o i compagni non ti riconoscono più. Non sanno più chi sei e pure noi siamo spaventate da quel desiderio, così spaventate che chiediamo scusa per il solo fatto di essercene accorte.

Ci hanno insegnato ad essere il desiderio di qualcun altro. Come sei carina! Sembri una principessa! Così, spesso, senza rendercene conto passiamo la prima parte della nostra vita ad essere agite più che ad agire.

Non c’è un’età precisa in cui le cose per noi cambiamo e il momento non è uguale per tutte, ma un periodo sì, è quello della consapevolezza, di certo per alcune coincide con la fine dell’accudimento dei figli piccoli.

I figli crescono e le donne si chiedono: e ora?

Il tempo del lavoro si è spezzato in due, quelle di noi che sono riuscite a tenersi “un posto”, dopo le gravidanze, sono le più fortunate, per le più gli avanzamenti di carriera sono treni persi e gli aumenti di stipendio pure.

Allora si rivolge lo sguardo indietro: ho fatto le scelte giuste? È stato giusto sacrificarsi? Ed è lì che spunta il senso di colpa: come si possono anche solo pensare certe cose quando siamo madri? Sarebbe come rinnegare i propri figli e ipotizzare che non li abbiamo amati abbastanza.

Ed é quello che ci viene fatto credere: sei impazzita? Cosa ti prende? Hai tutto ciò che puoi desiderare? Stai distruggendo la famiglia.

In tutto questo processo siamo sole, molte di noi tentano di fare richieste di ascolto e di mettere in campo azioni di aiuto nei confronti dei loro partner ma per lo più non vengono credute.

Il loro dolore non viene preso sul serio.

Questo succede non perché gli uomini siano cattivi, ma anche loro sono vittime del sistema, ovvero poco abituati a ragionare sui sentimenti, conoscono la rabbia, perché concessa, per il resto sono stati educati al tenere dentro e al risolversi tutto da soli e questo è un grande problema.

Le donne parlano con le amiche, piangono, si confidano, gli uomini no, sono quelli dalle spalle larghe, i cavalieri senza paura, gli eroi che devono proteggere.

Sapete quante volte negli ultimi anni mi sono sentita chiedere perché il mio compagno non mi sposava? Sapete quante volte ho sentito dire riguardo ad alcuni matrimoni tardivi: lui l’ha sposata per proteggerla!

È difficile sentirsi completa dentro a un mondo, anche femminile, che ti riconosce solo se qualcuno ti protegge.

Devi destrutturare un pensiero. Ricollocarti e ricordarti che ce la farai anche se nessuno “ti” sposa, che poi, magari, non è nemmeno un tuo desiderio quello del matrimonio.

Provo a proteggermi da sola, anche se ripeto, non è facile. Provo ad avere dei sogni e a non rinunciarci.

A lottare perché i diritti economici e sociali delle donne siano gli stessi di un uomo, altrimenti dovremmo rimanere sempre principesse e un principe dovrà salvarci per forza!

Ecco, perché insisto nell’avere dei sogni per me è per le mie figlie. Il primo, non in ordine di priorità, è quello di una casa in montagna, mi immagino un luogo in cui fuggire in cui respirare e camminare e scrivere, in cui ospitare i miei figli e i miei amici e loro di figli, e perché no, mangiare cose buone, già pronte?.

Il secondo, è dare alle mie ragazze la possibilità di avere dei sogni. Ecco, qui casca l’asino, perché quando mi sono separata non pensavo che questa scelta dovessero pagarla anche le mie figlie, pensavo che emotivamente ed economicamente entrambi ci saremmo occupati delle loro esigenze, anche se l’amore tra di noi era finito.

Non ero più il suo agito diventando il mio, in una società della sponsorizzazione della famiglia tradizionale, questo è peccato.

Quante donne che lasciano un uomo si sentono dire: “L’hai voluta tu questa situazione”.

Non smetto di sognare, però, che le mie figlie possano scegliere il futuro che desiderano e faccio di tutto perché questo avvenga.

Non smetto di insegnargli, pur perdendo i pezzi a volte, che invece di cercare protezione possono imparare a proteggersi e a proteggere i loro desideri, anche se si realizzeranno con più fatica.

Perché una parte che non ci viene raccontata della storia del vissero felici e contenti è che spesso chi pensa di proteggerci chiede qualcosa in cambio, dedizione, ad esempio o sacrificio.

E, molto spesso, colui che dice di volerci proteggere si è appropriato anche dei nostri sogni e smette nel momento esatto in cui noi cerchiamo di riappropriarcene.

Siamo proprio sicure che lui ci abbia tanto amate?

Non si può vivere essendo agite per sempre, non si può essere il sogno di qualcun altro, senza prima essere il proprio.

Io sto imparando ad essere il mio. E a pensare che proteggersi da sole è possibile.

La mia è una nuova narrazione, come una speranza. Resisto e insisto. Per me, per le mie figlie e per voi che siete qui con me.

Il matrimonio non può e non deve essere una scelta di protezione unilaterale solo per le donne, ma una storia d’amore.

Altrimenti continueremo a spingere la nostra sottomissione, a darla per scontata, a non lottare per la parità economica che è parità emotiva.

Lui non “mi” sposa. Io mi proteggo da sola. Vediamo se ce la faccio.

Io credo in me. Nelle mie figlie. Nell’amore.

E credo in voi.

Penny ❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. Il 22 giugno esce per Mondadori: “La scuola è di tutti”.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

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