Parto dalla bellezza.

Una bambina ieri in classe mi ha detto: “Quando entro nel bar sotto la scuola per la merenda il barista tutte le volte dice: com’è carina oggi questa bambina!”.

“E tu cosa pensi?” le ho domandato.

“La prima volta ho sorriso ma adesso lo trovo davvero stressante e vorrei dirgli: basta me lo hai già detto!”.

“Hai ragione“ le ho risposto “ e ti capisco, perché capita anche quando sei più grande”.

“È che a me di essere carina non mi frega!” ha esclamato impettita, “anche la mattina quando apro l’armadio e scelgo i vestiti, la mamma mi dice: mettiti quel maglioncino con quei pantaloni che sei più bella!MA IO NON VOGLIO ESSERE BELLA! Voglio indossare ciò che mi piace e stare comoda”.

Autodeterminarsi è complicato ed è complicato soprattutto se il mondo dà per scontato che a tutto il genere femminile facciano piacere i complimenti, che a tutte noi freghi essere belle e se anche non ci fregasse, a suon di convincimenti, ci caschiamo prima o poi.

Quello che le bambine e i bambini hanno da dirci lo ascoltiamo davvero poco.

Da un lato tutto ruota intorno a loro, ogni attimo della loro vita è predestinata a un’azione o prestazione, dall’altro diamo per scontati concetti più profondi come il consenso e il desiderio di non rispondere alle aspettative degli adulti.

Senza rendercene conto insegniamo ad accondiscendere e a ingoiare la rabbia perché non si fa, una bambina sa contenersi, sa rinunciare.

E chiediamo ai bambini l’opposto, tanto che se ad esempio sono particolarmente timidi o hanno attitudini considerate meno maschili, ci preoccupiamo subito.

Ieri quando ho visto le mie alunne parlare con ardore e i loro compagni ascoltarle con interesse, mi auguravo che quella forza non venisse smorzata e quella rabbia, alla fine, non venisse domata.

Mentre cercavano di spiegare il loro punto di vista e avevano i pugni tesi e le guance rosse, mi sono sentita speranzosa ma triste al contempo perché mi era chiaro: erano già abituate a dover convincere gli altri del proprio punto di vista.

Come è possibile che ad una bambina non freghi nulla di essere bella? Come è possibile visto che nell’immaginario collettivo sono infiocchettate, delicate e contornate “per natura” da cuoricini rossi?

Eppure i compagni hanno compreso subito il motivo di quel fastidio perché i bambini e le bambine provano le stesse cose, siamo noi che li trattiamo in modo diverso.

Siamo noi che li educhiamo e che non li proteggiamo da invasioni di campo -parole e azioni- che non desiderano, che non abbiamo abbastanza a cuore il loro consenso o dissenso che sia.

Che li trattiamo con sufficienza solo perché sono bambini e bambine e tutto ruota intorno al mondo adulto. Anche la loro felicità spesso ruota intorno a noi, a quanto sanno renderci madri e padri capaci.

Il rischio è alto, rifletterci può essere doloroso perché ci mette in contatto con la nostra fallibilità, ma dà ai nostri figli e figlie la possibilità di autodeterminarsi e diventare adulti consapevoli e soprattutto liberi di essere se stessi, di certo più di quanto siamo stati e siamo noi.

Penny ❤️

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