Arriva un tempo in cui bisogna disfarsi di tutto ciò che non è legato alla profondità dei sogni.
Disfarsi del dover essere e dover fare.

Un tempo in cui incenerire la docilità e permettersi le ambizioni.

Un tempo in cui la maternità non sia più l’unico destino e nemmeno lo sia l’amore per un uomo.

In cui la rassegnazione venga spazzata via, insieme al fardello della colpa.

Arriva un tempo in cui è il momento di fare rumore e di farsi sentire.

Esisto. Ci sono. Posso.

Un tempo in cui attrezzare la generazione successiva. Che sia pronta. Farsi eredità preziosa.

In cui abbandonare la strada delle richieste, in cui non possiamo più tagliare pezzi di noi per accontentare l’altro.

Gli oggetti non compensano più, il vuoto c’è ed è in bella vista.

Non basta un vestito nuovo per dimenticare e non bastano più le promesse.

Un tempo in cui il passo è nostro e la strada non sia tracciata da altri.

In cui siamo noi il nostro presente futuro.

Arriva un tempo in cui non ci meritiamo di essere felici, proviamo a essere felici.

Il prezzo, a volte, è la solitudine ma non fa più paura.

Un tempo in cui il nostro passato sia solo riconciliazione.

Arriva un tempo in cui il corpo ci parla di cicatrici e le cicatrici di storie, le nostre.

Arriva un tempo in cui la bellezza non è più così interessante se non quella che ci fa stare bene. Una camminata, l’aria sul viso, una risata.

In cui il paragone con gli altri non ha più senso. In cui ascoltare diventa necessario per capire.

In cui comprendi al volo chi ti fa male, pulisci, selezioni e stralci.

Un tempo di clemenza nei confronti di noi stesse.

In cui non è importante come si comportano gli altri ma come stai tu, e ciò che vuoi essere.

Un tempo in cui ti interessa il tuo bene e di chi ti sta accanto, in cui contamini umanità.

Arriva un tempo in cui capisci che controllare non ha senso, soprattutto la vita di chi ami. E lasci che sia.

In cui guardi le tue figlie e non pensi a quanto sei orgogliosa ma a quanto stanno bene. A quanto tutti stiamo bene. E ti basta.

Arriva un momento in cui il tempo che ci resta è minore di quello che è passato e, allora, non si può più aspettare.

È un tempo potente, questo, forse il più potente per una donna che ha imparato ad essere libera.

Quello del rispetto della sua esistenza.

La tenera urgenza del tempo che resta.

Penny ❤️

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7 comments on “I miei primi 50 anni. Il tempo che mi resta.”

  1. bellissimo quello che scrivi, ci si può arrivare prima o poi, basta non cedere le armi. anch’io ho più tempo passato che davanti, ma non importa, il tempo è l’unica cosa che non si può comandare, solo accettare.

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