Sono in montagna. Nella mia casa rifugio, una casa in cui le mie figlie sono venute per la prima volta. Io e il mio compagno, per queste vacanze, abbiamo chiesto quattro giorni di vita famigliare ai nostri figli, e poi liberi tutti.

Ieri ho fatto una lunga passeggiata con la mia grande. Camminare insieme è salvifico, perché le confidenze prendono lo stesso ritmo dei passi.

Vi ho già detto su fb che il giorno di Natale abbiamo guardato insieme dei filmati di quando le mie due figlie erano piccole. E questo ha smosso anche loro, è proprio vero che i ricordi sono verità parziali della vita e, coincidono solo in parte con quello che è successo davvero.

La nostra memoria spesso li modifica e li plasma anche un po’ in base alla storia che ci è utile raccontarci per andare avanti.

Ad ogni modo, mentre camminavamo, lei mi ha detto: “Ho visto una bambina felice, pacata e in pace…devo riconciliarmi quella parte li, anche con la ragazza che non mi piaceva del liceo, perché io se oggi sono questa persona è anche grazie a quella bambina e a quella ragazza”.

Ho sorriso, perché ha vent’anni ma è abituata a prendersi sul serio.

In questi giorni in cui siamo state più insieme le ho guardate, loro hanno sofferto tanto e, a volte, soffrono ancora, ma vanno avanti e se la sbrogliano con le difficoltà che incontrano.

La grande a capodanno andrà con alcune amiche in montagna, sarà l’unica a non sciare, quest’anno non ce la facciamo, lo sci è uno sport da ricchi! Beh, si è lamentata cinque minuti, poi non ha fatto una piega.

La piccola pure. Un’amica l’ha invitata a sciare a gennaio, sta cercando il modo per andare comunque, facendosi prestare sci e scarponi. A me non chiedono niente, sanno.

Sempre la piccola per capodanno va con amici in casa di uno di loro in campagna. Sapete che il padre non ha voluto si vaccinasse, ecco, al ritorno dovrebbe prendere corriera e treno, ma le farmacie sabato e domenica per fare il tampone sono chiuse. Anche li, cerca soluzioni, ovviamente legali, perché alcuni lo sapete come la risolvono vero?

Anche questo mi piace, che non tentino scorciatoie e non tentino di fregare il sistema.

Ecco, le guardo. Se penso alle crisi della grande sulla sua incapacità al classico, se penso a quanto sia felice della facoltà che sta facendo; se penso alla piccola che ogni tanto mi diceva: mi sento scema, solo perché dislessica e ora sta proseguendo il suo liceo più che dignitosamente; se penso che entrambe hanno relazioni sociali e non sono chiuse in un mondo a parte con mille paure e ansie; se le guardo, mi viene in mente solo una cosa:

la sofferenza, quella sofferenza che temiamo per loro, per cui a volte ci annulliamo, scegliamo esistenze tiepide, per cui anticipiamo, ci sostituiamo, proteggiamo fino alla simbiosi, è solo un grande strumento.

Una palestra per stare al mondo, se si insegna ad affrontarla.

E, così, dentro alla mancanza delle occasioni, dentro ai No, in questo momento non si può fare, loro crescono e si concentrano sulla vita, quella vera, in cui ci sono desideri da spingere e sogni da realizzare.

E non si chiudano in luoghi paralleli alla ricerca di una vita illusoria fatta di tic tok o esperienze sempre più narcisistiche in cui hanno bisogno costante di alzare il tiro.

Questo per dirvi, non che le mie figlie siano splendide, perché sono incasinate come tutti, ma per dirvi di non aver paura se non ce la fate, se non arrivate, se dite dei no, se loro stanno soffrendo.

Lo scopo non è annullare quella sofferenza, perché è intrinseca nell’esistenza, lo scopo è fornire strumenti affinché imparino a starci dentro.

Siate mancanti, ecco.

Penny

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