C’è stato un momento, non so di preciso quando, in cui ho iniziato a ridimensionare le aspettative.

In cui non ero più abituata a scegliere.

In cui il cibo che preparavo, la casa che riordinavo, le domande che mi facevo erano in funzione al sistema a cui avevo aderito.

La verità è che piano piano avevo rinunciato a prendere piccole decisioni su di me. Cosa mi piaceva, cosa desideravo, cosa sentivo.

Lo spazio di azione in cui mi muovevo era sufficiente a tenere insieme le esistenze di chi mi stava vicino.

Non mi autorizzavo a scegliere perché, negli anni, inconsapevolmente o meno, ero stata sminuita.

Ciò che facevo era scontato e poteva essere fatto meglio. Mettere più sale, spendere meno, essere più desiderabile, più disponibile, meno dispotica, più gentile con suoceri e parentado, meno critica, più accondiscendente.

Le aspettative e il ruolo dentro a cui mi ero chiusa erano la voce che mi rimbombava nella testa, a cui, nemmeno se fosse esistita la perfezione, avrei potuto realizzare.

La verità è che al “gioco” della sottomissione sottile e quotidiana non c’è mai un punto di arrivo, in cui si riesce ad essere ciò che ci chiede l’altro.

C’è un alzare il tiro da una parte e un ridimensionare le aspettative dall’altra fino a quando, quest’ultime, non si annullano completamente. È un potere che non ha quasi mai fine.

La violenza quotidiana spesso è così intrinseca e giustificata dal sistema che ci fa credere libere, invece, sono gli altri che prendono decisioni al nostro posto.

E la nostra vita si svuota di senso e stiamo male e non sappiamo che nome dare a questa sensazione di incertezza su di noi che ci accompagna mentre compriamo il pane e ci chiediamo se sarà abbastanza e se sara quello giusto. E ci accompagna quando dimentichiamo le cose o non vengono bene e pensiamo di doverci impegnare di più.

Sono le piccole scelte che condizionano le grandi, per questo deve arrivare un momento in cui guardiamo in faccia le aspettative, quelle che abbiamo ridimensionato e impariamo di nuovo a scegliere.

A prendere piccole decisioni su di noi. Cosa ci piace, cosa desideriamo, cosa sentiamo.

Arriva un momento in cui possiamo decidere di guardare davvero e tornare alla vita.

Che sia il vostro anno. Penny ❤️

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2 comments on “Alle donne. Che sia il vostro anno. Riprendete in mano le vostre vite.”

  1. Cara Penny, buon anno a tutte NOI. Ho appena letto questo post e descrivi in sostanza quella sensazione che mi ha portato e mi sta portando ad esplodere…. ci arrivi, nei giorni, negli anni, nei ruoli in cui ti cali a volte senza saperlo.
    Ti scrissi anche questa estate, 40 anni, 3 figli, una crisi matrimoniale che oramai dura da un anno e mezzo… e in tutto questo, una me che vomita ad ogni pasto, che ha perso luce negli occhi e sorriso sulle labbra da troppo tempo.
    Credo che per me stia arrivando quel “momento in cui possiamo decidere di guardare davvero e tornare alla vita”. Non sarà facile, non so come andrà a finire… ma lo devo a me stessa
    Un abbraccio

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