È difficile stare nella sofferenza e questa società della prestazione ci chiede di superarla. E di farlo in fretta.

Non si parla più di niente, perché tutto potrebbe creare dolore. È già un periodo complicato, la pandemia, le restrizioni, abbiamo bisogno di leggerezza.

Ma è così vero? Ed è così vero che ne hanno bisogno anche i nostri figli?

Che poi di quella leggerezza, se è superficialità, non sappiamo che farne. Loro, i nostri bambini/e, ragazzi/e non sanno che farsene.

La consumiamo come anestetizzante ma sappiamo bene che, a lunga percorrenza, non funziona.

I nostri figli, invece, hanno bisogno di profondità, di andare a fondo; di superare le vetrine in cui vivono, la rete e i Tik tok e le pagine in cui li mostrano di continuo gli adulti. “Sono orgoglioso di te”, scrivono i grandi comportandosi da piccoli, invece, forse, i nostri ragazzi/ e come noi, vorrebbero solo poter raccontare e raccontarsi, compreso il dolore.

Anche noi vorremmo poterci raccontare che non sempre stiamo bene.

E non abbiamo bisogno di un passerà ma di un ti capisco, perché, certi dolori non guariscono, devono solo esistere per lasciare lo spazio ad altro.

Questo è il tempo della negazione, anche a scuola non si può parlare della morte, dell’attualità, delle famiglie frantumate, del gender, della violenza sul femminile. Non si può parlare di niente. Poi, i nostri ragazzi e noi, ci sfondiamo di cronaca, serie tv atroci e annientamento emotivo. I morti in mare nel Mediterraneo, i profughi ai confini che muoiono di freddo, sono solo astrazioni.

Non sentiamo più. Non sentiamo il dolore. Non abbiamo parole per affrontarlo. Eppure c’è necessità del lutto, di prendersi il tempo giusto per accettarlo, di qualsisia natura sia.

Dopo aver letto le critiche su Grignani a Sanremo, mi sono andata a cercare il video. È vero, dentro a tutte quelle luci stonava, c’era qualcosa in lui di doloroso ed è quello che solitamente non si mostra, eppure, sappiamo bene che nelle nostre esistenze non tutto ha luce, a volte, siamo al buio, proprio perché umani.

Per giustificare il suo dolore c’è stato bisogno di ricordare le sue capacità: è un grande autore! Come se il dolore non ci attraversasse tutti. Né il successo ( che tanto cerchiamo per noi e per i nostri figli) né la ricchezza ne sono immuni.

Abbiamo bisogno di futuro, è giusto e di speranza; la pandemia ci ha tolto parecchio e il concetto di tempo è di certo mutato; è mutato lo spazio all’aperto che cerchiamo per stare bene, le priorità dentro alle nostre esistenze. E se la società ci chiede di riprendere il passo ad una certa velocità, io sento, per potermi salvare e aiutare i miei alunni/e e le mie figlie a farlo, di dover rallentare. Dentro a questo tempo lungo al presente ci sta anche la possibilità di vivermi il dolore quando arriva. Darmi il tempo di starci dentro e darlo alle mie figlie.

E quando a scuola un bambino piange e, a volte, non sa il perché, noi lasciamo che accada, la classe rispetta in un ossequioso silenzio, perché, sappiamo che quel pianto è giusto che esista. Non ci sono richieste di attraversarlo in fretta: vai a fare ricreazione, non ci pensare più…solo stare lì, insieme a lui e lasciare che non se ne vergogni ma lo accetti e se lo conceda.

Ci sarà stata un motivo per cui, un tempo, il lutto durava un anno e c’erano dei simboli da indossare per cui chi ti incontrava si rapportava con una certa cautela; adesso, la sofferenza non ha lo spazio di mostrarsi e quando succede la denigriamo e la liquidiamo in fretta.

Ma non c’è speranza alcuna nel futuro se non si possono mostrare le zone d’ombra, perché ci sentiremo sempre fuori posto, inadeguate e mai all’altezza.

Alla ricerca di un successo senza passi incerti.

Così resisto alla richiesta di velocità del superamento del dolore, e non è facile per niente, ma se voglio esserci, anche qui, con la mia presenza, devo mostrarmi intera e raccontare la verità.

Raccontarla a voi, vuol dire raccontarla a me stessa. Accettare che non sempre sto bene. Che ci sono momenti di dolore, che li hanno anche le mie ragazze e che bisogna solo accoglierli il tempo necessario.

Può sembrare un ossimoro, ma solo così, attraverso un tempo giusto del dolore, riesco a costruire la mia felicità e il mio futuro, compreso di una profonda leggerezza.

Penny

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