I figli sono di chi li ama e di chi li fa crescere.
Essere genitori non è un diritto acquisito per nascita, ma un diritto che va conquistato, mai scontato, mai per sempre.
Nessuna proprietà.
I figli hanno bisogno di tempo e cure, non basta dire dividiamo a metà, ci vuole presenza, ci vogliono esperienze condivise, quelle di tutti i giorni.
Dove sei? Cosa fai? Ti serve qualcosa?
Ci vediamo a casa.
Il sangue, a volte, è acqua. E ferma il loro cuore. Gli fa credere che non sono stati abbastanza per restare, li confonde.
I figli si possono perdere per sempre, non ci vuole un attimo, succede che si stanchino, che capiscano, che crescano.
I figli non sono riconoscenza.
I figli sono persone, non pupazzi che servono a soddisfare il piacere della genitorialità. Non basta dargli un nome e nemmeno la vita. Serve altro, serve di più.
Serve la perseveranza, le nottate a perdere, i conflitti continui, la resistenza al disordine, la sopravvivenza all’inquietudine, il conto in rosso, la paura di non farcela, oltre il dolore, la stanchezza perenne e un’esistenza non più sacrificata ma desiderata.
Serve il dubbio, le domande, le attese. L’incertezza di non essere abbastanza, la certezza di amarli non solo perché sono nati da te ma perché li conosci a memoria.
Serve non smettere di cercarli anche quando sbagliano, serve non mollare quando non ne vogliono sapere di te. Il debito è nostro, non loro. Siamo noi gli adulti.
I figli sono di chi li ama e di chi li fa crescere, bisognerebbe dirlo, soprattutto a loro che si sentono difettosi e non lo sono.
I figli nascono da noi ma non basta. Non basta un seme, quello è solo l’inizio. È presunzione, è narcisismo.
I figli sono di chi li ama e di chi li fa crescere. Diteglielo, ripeteteglielo fino allo sfinimento, abbracciateli, baciateli, non dimenticatevi mai le persone che sono, aiutateli a essere felici.
Penny ♥️
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