Sorridi sempre, cazzata. Se stai male dillo, chiedi aiuto, delimita i tuoi confini, abitua l’altro alla tua fragilità che è anche la sua.
Fregatene di non essere compiacente, se ti fanno incazzare esprimilo. Il dissenso fa crescere, il rancore fa ammalare.
Spezza gli stereotipi e la loro rappresentazione. Pretendi uguaglianza nel lavoro, a casa, nei rapporti.
Sputa ai paternalismi. Nei libri, agli scrittori, agli uomini che hanno sempre da insegnare qualcosa anche come essere madre e donna.
Non arrivare dappertutto. Se lasci quello spazio vuoto qualcuno sarà obbligato a riempirlo e lo considererà un fatto naturale non un aiutino.
Caccia nel cesso l’Ap del registro elettronico. Il controllo deresponsabilizza i figli e ci incatena a un ruolo che fa comodo al potere.
Educare i figli non è solo compito tuo. Preghiera della mattina da ripetere ad alta voce.
Cucinare, occuparti della spesa- pure attenta a non spendere troppo- della casa, dell’organizzazione della famiglia, non è solo compito tuo. Preghiera della sera.
Prenditi uno spazio, non rubarlo tra le pieghe del giorno, difendilo con le unghie e con i denti. Che sia un dato di fatto non un permesso.
Fai rete con altre donne. Non pensarti sola e non viverti sola. Condividi, racconta, non vergognarti dei dolori indicibili, delle preoccupazioni. Da sole è tutto più incomprensibile.
Non negare il disamore. Se una storia finisce hai diritto di dirlo, l’abitudine a incarnare il desiderio del mondo è dura a morire.
Incarna il tuo di desiderio.
La maternità è una condizione, appunto, uno stato e ha a che fare soprattutto con la capacità di prenderci cura di noi stesse.
Di proteggere la nostra esistenza di donne, di persone.
È così che proteggiamo un futuro più giusto.
Penny ♥️
Per una festa della mamma sincero: ⬇️
ragazzimondadori.ithttps://www.ragazzimondadori.it › e…È madre chi… – Ragazzi Mondadori
Carissima Penny, concordo pienamente con la necessità di “spogliare” la festa della mamma del suo aspetto consumistico e di attribuire la responsabilità educativa ad entrambi i genitori.
Sarebbe bello che i due “attori” affiancassero al sesso un loro progetto di coppia, e che la maternità non sia un “incidente di percorso”.
La cura del periodo della maternità non dev’essere vissuto nella solitudine della gestante, ma nella reciproca cura: papà, mamma e nascituro.
Grazie dell’ospitalità,
Massimo
Caro Massimo come non essere d’accordo con te, è triste verificare che non ci siano le condizioni sociali ed economiche affinché questo avvenga, basti pensare ai 10 miseri giorni di paternità. Grazie per il tuo contributo.