Ieri sera è stata una giornata pessima. Di quelle da testa sotto il piumone. Che io, il piumone, ce l’ho anche se è settembre, e il mio compagno mi prende in giro, dice che sono impossibile.
E forse un po’ ha ragione. Che a me essere impossibile mi piace.
Poi, ho il conto quasi in rosso e non siamo nemmeno al dieci. I libri per la scuola, il materiale, le bollette, l’assicurazione della moto…e qualcosa mi sfugge. Questo lavoro che è prezioso e non prevede orari. E quando sono già a letto mi pento di esserci stata poco con le girls, di non aver dedicato loro le giuste attenzioni. E mi sento in colpa. E mi farei un grappino se avessi la grappa e non mi facesse un po’ schifo.
Allora, siccome certe giornate non finiscono il giorno dopo, oggi eccomi qui. In gelateria.
A compensare.
Intanto è venerdì e c’è un nuovo lunedì alle porte per iniziare la dieta e immaginare di essere un’altra.
Ho chiesto al signor Mario se mi faceva una foto nella sua gelateria. Di diciotto fotografie è uscita questa, intanto ho pensato che ci siete abituati a non vedermi figa, con vestiti alla moda o posa che non sembra una posa, che va bene così. Il trucco è già sparito, e il gelato cola ovunque.
Ma che importa! Non è per questo che state qui.
Questa cosa del blog, però, mi ha dato un po’ di sfacciataggine, così racconto al signor Mario di Penny e lui parla dei suoi gelati. Ascolto volentieri, perché quando uno fa il suo lavoro con amore e dedizione è straordinario. Mi spiega un sacco di cose, tipo che la bravura di un buon gelataio si capisce dal fior di latte. Parla di alpeggi, di fontina e di toma, e in effetti, quando me lo fa assaggiare è strepitoso.
Qui due un gusto preferito: il noccioloso. Che conforta il mio stomaco quando la mia anima è andata a farsi un giro. Vado sul sicuro, sono conservatrice e mi faccio un gelato gigante. Salto pasto. Faccio quello che non si deve.
E concedo alla parte meno sana di me di venire fuori. Pazienza. Domani è un altro giorno. Sarò migliore di quello che sono oggi.
Che è tutto un sali e scendi. Un venire e andare. Un perdersi e trovarsi. E chi conosce sempre la strada se ne può andare affanculo, senza passare dal via.
Che intanto soffocare non serve a niente. Tenere dentro nemmeno, e lo so che dovrei essere brava bravissima e contenere le emozioni che invece mi dominano. Mi scavalcano e fanno di me ciò che vogliono.
Ma sono questo. E ho imparato a farci i conti. A capire che, a volte, non ce la faccio. A tirare i remi in barca.
Non ho voglia di dilungarmi in particolari. Se non che ci sono persone che tirano fuori il peggio di me.
Quelli che fanno i profeti mi hanno sempre detto che sono troppo coinvolta, un’emotiva! E io gli ho creduto. Che, a volte, abbiamo tanto bisogno di credere a chi ha certezze su di noi.
Così, ho imparato a non prendere le cose di punta, a lavorare sulla mia impulsività che spesso mi frega, a mettere le distanze tra me e gli altri. Ad essere razionale, come se la razionalità fosse sempre un elemento di qualità. A cambiare.
E ragionare su di me mi ha fatto, comunque, bene. Ho imparato che profetizzare sugli altri e agli altri è una grande stronzata, che abbiamo bisogno di percorrere i nostri errori.
Ma ho anche scoperto che i miei maggior difetti, sono i miei miglior pregi, e anche se sembra impossibile, è così.
Allora me li tengo stretti. E mi incasino, a volte. Ma dico quello che penso. Alla mia Dirigente, alle colleghe (poche per fortuna) con cui non condivido scelte, azioni e modalità.
A volte non piaccio. Sono un po’ scomoda. Ma ci sono cose in cui credo, più importanti dell’accettazione e del piacere a tutti costi.
A volte ci dimentichiamo che la non azione, è azione. A volte ci dimentichiamo che prendere posizione è importante. Che stare nelle retrovie è una scusa. Difendere se stessi e gli altri di fronte alle prevaricazioni, di qualunque natura siano, ci rende persone migliori.
Magari poi abbiamo bisogno di una gelateria, nel cuore pulsante di una città, in una piazza che si chiama Piazza delle Erbe, che è tutto detto, per ritornare a noi.
Per recuperare un’anima che si perde ogni tanto, a cui sento di dover chiedere scusa per tutte le mancanze che ho nei suoi confronti.
Un’anima stropicciata, a cubetti. Di cui devo imparare a prendermi cura. E mi sa che sarà un lavoro lungo una vita.
Vi abbraccio Penny
!!!
1. anche per me ieri sera è stata una nottataccia, di pianti, di sofferenza e di maledizioni
2. idem pessima serata e ti dirò di più sotto al piumone.
3. sensi di colpa qb verso la figlia, verso quelle poche persone a cui voglio un bene da matta matta
Cosa mi sono detta? Il risultato di questi tre punti e dello tsunami Elisa? basta meglio fare l’eremita, chiudere tutto, concentrarsi e fare uscire qualsiasi forma di essere vivente (tranne Ali) dalla mia vita (già poche) e perché? perché sono fondamentalmente un supercasino, su molte cose lesionista egocentrica, cambierò? Ieri notte ho capito di no, almeno per il momento. E questo tipo di accettazione nei confronti di me stessa mi è piaciuta, non perché è una parte di me che mi piace, anzi è quella che fa più casini, che mi fa cadere nel baratro, ma ho riconosciuto, oggi, questo mio limite, mi sono accettata e perdonata e cercherò di farmi perdonare da chi mi sta sopportando. Per me è un bel traguardo dopo l’ennesima crisi. Spero di imparare ad amarmi e di amare di nuovo e cercare di essere anche felice sotto a quel piumone (4 stagioni).Cosa mi fa star bene? Il rito della colazione, al bar. è da stupidi :)? tvb Penny e vai matta di gelati come la piccola belva!
Cara Elisa, tutti siamo un casino. E le tue parole sono belle. Sanno di accettazione. Di coraggio nel guardarsi in faccia. Il bar non è da stupidi…niente di ciò che facciamo è stupido finchè non pensiamo che lo sia…Baci tanti tantissimi. Penny