Non abbiate paura.
Di sentire.
Il dolore, ad esempio.
E portarlo fino in fondo.
Anche quando vi dicono
che state distruggendo.
Probabilmente state ricostruendo.

Non abbiate paura.
Di guardare.
Le ferite, ad esempio.
Quanto sono profonde.
Anche quando vi dicono
che state sbagliando.
Probabilmente state ricucendo.

Non abbiate paura.
Di cercare.
La verità, ad esempio.
Anche quando vi dicono
che non vi riconoscono più.
Probabilmente vi state ritrovando.

Non abbiate paura.
Di determinare.
Il cambiamento, ad esempio.
Anche quando vi diranno
che resterete sole.
Per farvi rimanere.

L’unica paura che dovrete avere
è di chi ha la certezza delle risposte.

Chi crede di sapere chi siete.
Quello che provate.
Dove finirete.

L’unica paura che dovrete avere
è l’assenza di domande.

La consapevolezza sarà il vostro potere più grande.
La superficialità, invece, lo strumento per “governarvi”.

Andate a fondo e siate sincere.
Affrontatela quella paura.

Dentro alle domande,
nonostante, qualcuno cercherà di fermarle,

il cuore batte.
L’anima è in movimento.
Voi sarete vive.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

PS: sto leggendo un libro di cucina. Non proprio di cucina, sono ricette, insieme a storie incantate di nonne che trasmettono cibi e piatti alle figlie, alle nipoti. Siccome io non so fare una torta decente, compro il minestrone in busta e e spero di non bruciare niente, non mettere troppo sale ecc…, mi sono chiesta cosa avrei trasmesso alle mie figlie di quella magia che è arte in cucina. Tutti abbiamo dei ricordi legati all’infanzia, legati ai cibi. Mi sono sentita un disastro leggendo quel libro, poi ho pensato che potevo lasciare delle parole. Per me sono come pasta fatta a mano. Forse nel tempo se lo ricorderanno, ricorderanno le parole, ricorderanno una madre che non voleva rinunciare a una parte grande di sé, per essere qualcosa che non era. Forse.

Io scrivo a loro. A me. A voi. Nella speranza che da adulte saranno clementi. Nella speranza che qualcosa, anche piccola, resti. Nella speranza che vedano la donna che sono e accettino la madre che cerco di essere.

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