Sono giornate confuse queste. Ho la testa nel pallone. La girl grande ieri non è stata bene. La piccola ha dormito con me, aveva male all’altezza del petto. Forse un dolore muscolare o qualcosa del genere.
Stamattina, sotto alle coperte, ancora con gli occhi stropicciati, quando si sveglia, si lamenta, ha sempre male.
Le chiedo se vuole stare a casa, ma ha verifica di arte.
“Stai ancora cinque minuti” le dico.
Lei di gira verso di me, mi abbraccia e mi chiede:”E tu come stai?”.
Mi sono commossa. Bloccata. Di fronte a una domanda semplice.
Quando succede? Quando succede che qualcuno si fermi, ci guardi negli occhi e ci chieda come stiamo?
Che la nostra vita, a volte, è occuparci degli altri, è pensare a tutto, è essere sole.
L’ho abbracciata e lei si è stretta a me.
Non le ho risposto che stavo bene. Perché non era vero. Le ho detto la verità, intanto lo aveva capito da sola. Perché i figli lo sanno prima di noi. Si preoccupano e preoccuparsi è accorgersi dell’altro. Loro avvertono l’odore della tristezza ed è bene che sappiano farne qualcosa. Che sappiano in tempo che va e viene e il dolore pure, così come la gioia o la felicità. E si daranno braccetto per tutta la vita.
E tu come stai?
Sapere che qualcuno ti vede è importante. Sa che ci sei. Si preoccupa per te. Non sei invisibile. Perché, in fondo, è questa è la cosa di cui abbiamo paura: non esistere agli occhi di chi amiamo.
Così ci prodighiamo, facciamo di tutto, moriamo di stanchezza, a volte. Ma ci sono persone che non ci vedranno mai, perché non vedono nessuno oltre se stessi. E allora, se la vita è questa, facciamo un modo di avere vicino amici, figli, amori che ci chiedano:
E tu come stai?
Che non è scontato.
Che sembra una domanda semplice. E sembra niente. Ma non lo è.
Dentro una mattina qualunque, dentro un periodo faticoso, c’è una figlia che si accorge che ci sei.
Sì chiama cura, credo.
L’unica cosa necessaria per essere una famiglia.
Buona giornata a tutti.
Ps Cercate di stare bene. Non vi preoccupate troppo se non è così. Capita. E non preoccupatevi troppo che i figli se ne accorgono. Crescono. Domani andrà meglio. Ne sono sicura.❤️
Penny
#ilmatrimoniodimiasorella
“e tu come stai?” che non è scontato
che richiede anche un porsi in ascolto nell’ attimo successivo, andando oltre un “bene” affrettato. oppure basta guardarsi negli occhi mentre lo si chiede, così che loro non mentano…
la chiamano cura, già!
Già, basta quel poco che è tutto. ❤️ Penny
Anche mio figlio mi chiede spesso come sto, tante volte però rispondo bene anche se non è vero…
Premesso che ognuno fa ciò che si sente ed è bene così, se, alcune volte, gli dici che sei triste e che capita, imparerà a gestire le.sue emozioni, senza vergognarsene. Essere sinceri, funziona. Crediamo di proteggerli all’altro modo ma non è così.
Ti abbraccio Nadia. ❤️