Le donne hanno fiducia in se stesse solo quando sono perfette. Ma non è colpa nostra. È colpa nostra se non ne siamo consapevoli e lasciamo che accada.
Anche le ragazze si fidano poco delle loro capacità, tendono a pensare di poter ottenere risultati soltanto con il massimo sforzo intellettuale, mentre i ragazzi possono essere svogliati ma hanno in sé qualcosa di geniale!
Noi ci auto condanniamo al perfezionismo. Ma non è colpa nostra. Ripeto, sia chiaro.
È come se qualcuno fin da piccole ci susurrasse all’orecchio lo stesso ritornello. Come l’Atto di dolore che ci insegnavano a catechismo.
L’ho scritto tante volte, impariamo presto a essere dedite, se non siamo dedite, se non siamo madri e mogli che si affannano per tenere tutto in equilibrio, abbiamo due possibilità: o siamo troie o siamo streghe.
Maschile di troia o sgualdrina? Non c’è.
Maschile di strega? Forse mago, ma direi che ha un’altra accezione.
Penso a quello che sta succedendo nel nostro amato Paese.
Penso agli esorcismi se sappiamo fare delle cose, penso a Mia Martini e a tutte le donne bloccate nel loro percorso di autorealizzazione, perché capaci.
Io di fare la valletta ( a parte che manco avrei il fisico?) non ne ho nessuna intenzione. Non mi frega niente di stare impalata e muta. Ma non ho neppure intenzione di sentirmi sempre in colpa per la madre incerta o la moglie divorziata che sono.
E lo voglio gridare al mondo che se la mia realizzazione non sta lì dentro, non sono necessariamente una zoccola ( esiste il maschile di zoccola? ?).
Eppure pensateci, pensate alle donne che si separano, sono loro che distruggono le famiglie, non si dice mai di uomo!
Guardo le mie bambine a scuola e penso al mazzo che dovranno farsi nella vita per dimostrare di essere capaci, la verità è che ai maschi si giustifica l’indolenza, gli si attribuiscono colpi di genio, a noi no.
Così inseguiamo con sistematicità la perfezione pensando che sia quella la strada, studiamo come matte, ci impegnamo nel lavoro sapendo che i posti di potere non saranno mai nostri, eppure, diamo il meglio, teniamo in ordine la casa, studiamo le camicie, prepariamo pranzi e cene con dedizione perché l’alternativa sarebbe improponibile.
E, ogni volta, che ce la facciamo, che dimostriamo una qualche abilità (pensando sempre di essere fortunate e non di essercelo meritato) ci rimettono al nostro posto.
Il posto è chiaro. Ce lo dicono i sussidiari, ce lo dicono da bambine: principesse o streghe, buone o civettuole.
E se protestiamo siamo femministe isteriche. E se ci vestiamo carine, oltre quello che gli uomini reputano lecito, siamo donne facili.
Così cerchiamo la perfezione. E continuiamo a farlo, come se il lavoro fosse il nostro hobby e la maternità pure ( penso che ora andiamo pure a lavorare fino al nono mese) e quasi quasi ci sentissimo in colpa se il resto, famiglia e casa, ne risentono.
E allora cerchiamo la perfezione e comprimiamo dentro alla nostra giornata tutto, per stare dalla parte delle buone. Di quelle accettate socialmente.
Ecco, volevo dirvi che la ricerca di perfezione non è colpa nostra. Permettetevi di essere! Che possiamo pure toglierci la corona, l’aureola o il sorriso di beatificazione e che possono pure considerarci troie o streghe per cui sono necessarie degli esorcismi, possono considerarci quello che vogliono, ma non dovranno mai toglierci la libertà attraverso un sentire comune arcaico e retrogrado.
Difendiamo la nostra libertà con le unghie e con i denti. Difendiamo il diritto alle decisioni, all’imperfezione che loro si concedono. A lasciare un uomo che non ci ama.
Prendiamoci gli spazi sociali, economici e politici che sono loro quanto nostri ma, soprattutto, non danniamoci se non arriviamo. Se facciamo casini.
Se le camicie rimangono sull’asse, chi lo dice che, quello, come gli altri, sono compiti nostri, eppure, dentro al cuore di ognuna c’è quel cazzo di senso di colpa, e non ci sentiamo mai abbastanza brave.
E non ci sentiamo mai abbastanza brave perché quel ritornello è sempre lì. Ce lo ripetono attraverso le pubblicità, la letteratura, la televisione, i giornali…se ci uccidono chissà che cosa abbiamo combinato!
Ecco, lo siamo brave, anche se ci vogliono fare credere il contrario, e non dobbiamo dimostrarlo a nessuno.
Iniziamo a riconoscerci. Iniziamo a pretendere. I nostri figli ci guardano. Guardano come ci muoviamo nel mondo. Come amiamo e se ci amiamo.
Rompiamole catene. Per noi e per loro.
Partiamo da noi. Rivendichiamo il diritto a non essere madri e mogli perfette.
Partiamo da qui. Dal considerarci donne capaci, quali siamo. E libere.
Cambiamolo questo ritornello. Credo sia ora.
Partiamo dal concetto che essere un po’ streghe fa bene a noi, soprattutto.
Penny
PS: abdicate un po’ e guardate che succede, siamo più incatenate di quanto pensiamo. E provate a fregarvene del giudizio. È così che ci assegnano i posti in seconda fila.??♀️
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-
https://www.giunti.it › catalogo › il-…Il matrimonio di mia sorella – Giunti
Buongiorno! Condivido in pieno?
Grazie. Di avermelo detto. È importante per me. ❤️ Penny