Ci sono le mani.
Nessuna pretesa di uguaglianza. Se non nei diritti.
Si vogliono bene i bambini. E sanno starsi vicini.
Sanno sentirsi. Parlarsi. Capirsi.
Sanno litigare come matti. Non essere più migliori amici e poi ricominciare.
Come una nuova possibilità. Ogni volta.
Sanno dividere, i bambini. Lo fanno in parti uguali.
Si aspettano che noi adulti siamo giusti.
Invece, a volte, succede che le mani non ci sembrano le stesse e neppure i cuori.
Diamo pesi diversi. E guardiamo il colore.
Così una mattina, nel giorno del suo compleanno, una bambina si sveglia e si aspetta che qualcuno la festeggi.
Si aspetta che ci siamo altre madri oltre la sua e altri fratelli.
E in effetti ci sono.
Entra in classe di corsa. Emozionata. Aspetta il suo giorno.
È solo una bambina.
Cercate le sue mani e il suo colore. Ci vuole poco a immaginare da che parte pesi la bilancia.
Eppure, in quella classe, così come dovrebbe essere in tutte, si fanno parti uguali fra disuguali.
E ci sono solo mani. Piccole.
E ci sono solo bambini.
E potremmo insegnare alla perfezione tutte le discipline. Declinando verbi e tabelline.
Ma la coscienza è ciò che resta.
Le vedete quelle mani? Guardatele bene. Il desiderio dell’anima è lo stesso.
Essere solo bambini.
Penny