Non è facile per niente. Tutti dicono: riprendiamoci questo tempo, facciamo cose con i figli, quelle che i ritmi frenetici della società ci hanno rubato.
Così, girando in rete si vedono fotografie e video di madri e padri che si improvvisano pittori, attori, cantanti.
Chi parla di insegnare ai bambini a prendersi cura delle piante, chi di farsi aiutare a pulire la casa, chi si immola con i figli in cucina mettendo le mani in pasta. Chi immortala ragazzi meravigliosi che leggono concentrati.
Io litigo.
Io devo costringerle a fare i compiti ( almeno la piccola) ad avvicinarsi a una lettura. A mettere a posto i calzini. A preparare tavola e così via e in queste immagini edulcorate mi perdo e mi sconforto.
È vero, abbiamo più tempo ma per loro è solo più tempo per essere gli stessi adolescenti di ieri.
Non è facile spiegare alle proprie figlie che ieri potevano avere accesso al mondo e oggi, da quello stesso mondo devono ritrarsi.
Che sarà mai! Dice qualcuno, è senso di responsabilità!
Vero, verissimo ma questi sono gli stessi adolescenti che abbiamo educato fino a prima del coronavirus, gli stessi sdraiati, addormentati, svogliati che non ascoltano, cuffie nelle orecchie e testa per aria. Oppure mi sbaglio?
Non è facile per niente. Almeno per me. In casa mia non ci sono atmosfere di Natale anticipate, non suonano campane di armonia, non ci sono aureole in testa, loro sembrano tigri in gabbia e io pure.
La grande fa i mazzi alla piccola, la piccola li fa a me, io potrei farli ad Alaska ( il nostro Lagotto) ma non riesco, la amo. Così tengo. Finché posso.
In casa mia si litiga non si canta. Nemmeno si dipinge allegramente. E non di certo ne approfittano per fare le pulizie di primavera.
Si cerca di ragionare, ovvio, faccio vedere tg, io mi impegno, invio qualsiasi tipo di messaggio mi arrivi che inneggi alla responsabilità.
Ma sarei falsa se dicessi che tutto fila liscio e io ho ritrovato la pace, un tempo lento, l’alchimia con le mie figlie.
Per quanto mi riguarda non è cambiato niente da ieri. La piccola voleva farsi la ceretta, ad ogni costo, vai a spiegarle che non si può?.
Così si arrabbia e tiene i musi. Lei tieni i musi, l’altra sclera. Io pure.
La verità è che al tempo del coronavirus in casa nostra non è cambiato niente.
Io faccio la madre, loro le figlie adolescenti. Io respiro e tengo duro, loro scalpitano.
Beati i genitori che riescono in una settimana a trasformare il proprio tempo, beati quelli che sanno.
Io come ieri navigo a vista. Annaspo. Arranco. Tengo duro e resisto. E loro sono insopportabili. Proprio come ieri, prima del coronavirus.
E non so, ma da un certo punto di vista, questo mi rassicura.
Alla fine, noi madri, ce la faremo. E sapete perché?
Perché siamo abituate alla cura, agli adolescenti indomiti, al mazzo della maternità.
E le conosciamo tutte le fasi delle pizze fatte in casa con le nostre mani sante, della torta di mele che si brucia, dei cartoncini incollati e dipinti, del tempo costretto a casa dentro a febbri alte, consolazioni e noie.
Abbiamo letto storie da sempre, siamo state sveglie la notte per le otiti, i primi denti, i primi dolori mestruali, le prime fregature.
Abbiamo perso lavori e carriere, non per colpa nostra, correndo a casa se c’erano delle emergenze.
Come ieri appunto e come oggi sarà anche domani.
Non sappiamo niente, ma abbiamo affrontato tutto. E lo facciamo da secoli.
Penny
Eh già. Sostanzialmente tutto come prima. Sono una di quelle madri fortunate che, nonostante tutto (e davvero nonostante tutto!), un po’ di strada nel lavoro l’ha fatta. Ora mi dicono che devo esserci in ufficio, anche se posso lavorare a casa, perché è importante dare l’esempio ai dipendenti. Perché se non andiamo avanti, falliamo. Vero. Poi però a casa ci sono due figlie che devono essere seguite, ma devono essere seguite per bene perché sono a casa tutto il giorno e non è facile nemmeno per loro questa novità. Dopo tre settimane sono a mille miglia dalla scuola, dai compiti. Bisogna scaricare i video delle lezioni, stampare le schede, fare le lezioni virtuali. Bisogna farlo con loro, non possono mica far da sole. Sono ancora piccole. Bisogna motivarle a stare attente davanti a uno schermo e a dei prodotti didattici che non sono esattamente l’ideale. Per carità, profonda stima e riconoscenza alle maestre che in queste settimane si attivano e fanno tante cose. Con tanta fatica, perché fino all’altro giorno nessuno aveva insegnato loro a fare un video o un tutorial. Bisogna andare a prendere i quaderni e i libri a scuola. Bisogna comunque organizzare le loro giornate perché non stiano davanti alla televisione. Bisogna anche spiegar a queste bambine perché è importante stare a casa e non lasciare andare lo studio, la musica e le attività normali che possono essere proseguite a casa. E tutto questo, mi pare, lo fanno prevalentemente le madri. Come tutti gli altri giorni dell’anno
Sei stata chiara e credo che molte ti possano comprendere alla perfezione. Come maestra cerco di mettermi dal punto di vista delle famiglie ma non è facile. La scuola non sono i compiti, non tutti lo capiscono! Tenere tutto insieme è un mazzo pazzesco e raccontarsi la verità richiede coraggio, anche sulla propria maternità. Grazie per le tue parole. Un abbraccio Penny
per me è più facile perchè io sono infermiera e le mie figlie hanno capito che la loro mamma rischia grosso…e questo rende più facile fare la loro parte di ordine…studio….coraggio Penny. noi mamme ce la faremo,,,e anche le adolescenti scalpitanti.
Quanto ti capisco e quanto mi consola sapere che non sono l’unica a vedere “l’altra faccia della medaglia”… troppo buonismo mi dicevo, i miei figli adolescenti scalpitano e non capiscono quanto si sta rischiando, con loro cercare collaborazione è quasi un’utopia. Ma è profondamente vero che è il nostro essere madri a fare la differenza e che segnerà il passo! Coraggio.
Scrivo per non sentirmi sola, perché, a volte, noi madri ci sentiamo dentro a un vortice. A volte basta davvero una parola. Sapere che siamo simili. Un abbraccio grande. Penny
non ho l’abitudine di farlo, ma un commento lo lascio anche io stasera.
in questo momento i miei figli, quattro,tom 20, costi 18, vitto14 e nina 8 anni e mezzo, sono la mia bussola. perchè io, che sono da sola con loro da ormai molto tempo, mi sento un po’ persa.
divisa e combattuta, mio malgrado, tra il dover esserci e mostrargli l’esempio, di nuovo, e la voglia anche di lasciarmi andare alle mie di preoccupazioni, alle mie di frustrazioni, al mio di dispiacere di essere lontano dall’uomo che amo, dal mio sentirmi piena di buoni propositi e il non riuscire sempre a trovare la voglia di fare la torta di mele..
ma questo pero’, il loro alzarsi per le video chat con il professore e i compagni di scuola il matino, il cucire la tenda per la sorellina piccola, il cucinare a turno la sera, chattare con face time con la fidanzatina fino all’una di notte, chiedermi “che notizie”del mio chris.. mi da anche la misura di tutte le altre volte in cui ce l’ ho fatta e forse, dopo il mio lungo pianto di stasera, in cui ce la faro’ ancora..
Cara Vera, un racconto così reale da commuovermi. Forse la vita è questo, un alternarsi di sentimenti, spinte, fermate, ritorni. I figli, a volte, ci spingono oltre noi, ci danno il senso per ritrovarci. Un abbraccio Penny