Sono stata in campagna esattamente due giorni. Ho lasciato su la piccola che rivedrò a fine agosto e mi sono portata via quella rompi della grande!
So perché ama stare in quel posto. Il senso di libertà che un paese dona senza passaggio di macchine e un gruppo di coetanei con cui andare al fiume o alla “Cappelletta” sono un’attrattiva meravigliosa, valgono molto di più di mille serie tv e di uno schermo.
Non è vero che i ragazzi non sanno scegliere, a volte, siamo manchevoli noi e la società con le nostre proposte tiepide o “adultizzanti”.
Comunque, la mattina io e la grande ci siamo preparate, la piccola dormiva, era sdraiata su un materassino gonfiabile, perché non c’erano letti per tutti. L’ho salutata e le ho detto: “Noi, tra poco, andiamo”. Lei ha alzato una mano, ha aperto un occhio e mi ha detto ciao.
Non so cosa mi aspettassi, forse un: aspetta, faccio colazione con voi. Invece si è girata dall’altra parta. Sono rimasta sull’uscio a guardarla, poi, non ho resistito mi sono tolta le scarpe e vestita di tutto punto mi sono coricata affianco a lei. Ho immaginato mi mandasse via con una delle sue solite frasi: dai ma’, non ti appiccicare e cose così…, invece, si è lasciata avvolgere.
Siamo state lì un po’, su quel materassino che pensavo morisse sotto il mio peso, l’ho abbracciata e le ho dato un sacco di bacini. Lei, senza lamentarsi, ha lasciato che io facessi.
La verità è che con i figli non bisogna mollare mai. Anche quando ti rifiutano, anche quando il loro corpo diventa troppo grande per essere contenuto.
Bisogna essere tenaci e perseverare. Presenze stabili dentro alle distanze.
Separarsi è necessario ma difficile. Complicatissimo. A volte vengono in mente le cose peggiori, eppure, la loro felicità deve essere la nostra cartina tornasole, anche se quella felicità prevede un andare lontano.
La verità seconda è che non si è mai pronti a lasciare andare. Non esiste il momento giusto, quello privo di preoccupazioni. Per questo è importante farlo a piccole dosi, come un’abitudine che si colloca dentro al tempo della loro crescita.
Richiamarli continuamente a sé non ha senso. L’apertura verso il mondo è uno dei regali più grandi che possiamo fare ai nostri figli.
Nel frattempo mi tengo stretta quell’immagine: noi due sul materassino a ondeggiare allo stesso ritmo o a sprofondare allo stesso ritmo. Comunque noi due.
E mentre scendevamo in macchina io e la grande ci siamo fatte un paio di canzoni della Fiorella a squarciagola.
Cambiano i tempi e le modalità per stare insieme, ma Dio se è bello, è sempre bello quando sai che i tuoi figli stanno bene.
E niente, l’esistenza sa di buono.
Penny