Mondo. Israele.
Una ragazza di 16 è in vacanza a Eilat. Entra in un albergo per bere, viene trascinata in una stanza, la stuprano in 17.
O meglio, in un primo momento si parlava di 30 uomini, per ora 17 sono stati identificati, 3 sono minorenni.
Hanno fatto la “fila” fuori dalla porta, aspettavano il loro turno per stuprare, sotto gli occhi del proprietario dell’albergo che non è intervenuto. Arrestato pure lui.
Cosa avranno fatto? Si saranno passati un messaggio sul telefonino?
“Oh! qui c’è una da stuprare!” e la coda aumentava.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu è intervenuto pubblicamente definendo lo stupro definendolo un “crimine contro l’umanità”.
Ma va!
Il caso che ha suscitato sdegno e orrore nel Paese, la gente si è riversata in piazza a Givatayim, Haifa e in altre città, per chiedere giustizia per la giovanissima vittime e misure adeguate di contrasto alla violenza contro le donne. Secondo Ilana Weizman del gruppo per i diritti delle donne HaStickeriot, infatti, una donna israeliana su cinque è stata violentata durante la sua vita.
La ragazza ora è sotto protezione, i suoi dati personali sono stati diffusi online ( perché non c’è fine alla tortura), si ha paura che possa essere intimidita o minacciata dagli uomini che sta accusando.
Dobbiamo sperare che questi uomini vengano condannati, perché, lo sappiamo bene come funziona, le pene, quando si tratta di stupri o femminicidi, non sono mai certe.
Forse il sistema giuridico in Israele è diverso, qui, sappiamo come sarebbero andate le cose.
Basta vedere come sta procedendo il caso di Elena Pomarelli. La ventottenne era stata uccisa il 25 agosto 2019 da Massimo Sebastiani, 45 anni, che lei credeva un amico. La prima udienza del processo si è tenuta il 4 agosto e Sebastiani, reo confesso, ha ottenuto il rito abbreviato subordinato alla perizia psichiatrica, che gli permetterà di avere uno sconto di pena.
Il suo omicidio non verrà giudicato come un femminicidio.
Se avete voglia leggete l’articolo: uccisa da morta.
In tutto il mondo una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio compiuto spesso da persone conosciute, in particolare mariti, compagni, partner o ex partner.
Insomma, alla fine, anche lo stupro è una forma di femminicidio.
La vita delle donne che lo subiscono non sarà più la stessa e quell’atroce violenza sarà un segno indelebile, difficilmente potrà essere cancellato. Un po’ è come morire.
Non oso pensare quando a stuprarti sono in 30 o in 17, cosa ne rimane di te?
Quale fiducia negli uomini e nella vita potrà riavere questa giovane ragazza?
Nel mondo lo stupro e i femminicidi sono uno strumento di potere dell’uomo, noi non dobbiamo dimenticarlo mai. E quel potere nasce da altri poteri politici, economici e sociali. E lo stupro è un tentativo di mantenere intatti quei privilegi maschili.
Finché non ci attrezziamo, finché penseremo solo ai figli, al nostro orticello senza lanciare uno sguardo consapevole e di sdegno nel mondo, le cose non cambieranno.
Ogni volta che ci tiriamo indietro dalla vita “pubblica”, che non scendiamo in piazza, che non diciamo No ai nostri partner, al nostro datore di lavoro, ad atteggiamenti sessisti, ogni volta che non ci informiamo e non costringiamo i nostri figli e le nostre figlie a farlo.
Ogni volta che non difendiamo il femminismo. Ogni volta che non lavoriamo per la nostra libertà, quel potere stringerà la sua presa e si solidificherà.
Come quelle mani. 34 mani sul corpo di una ragazzina inerme. In fila, fuori dalla porta a chiamarsi a vicenda.
Ciò che succede alle donne nel mondo deve riguardarci. Ciò che succede alle altre donne, di qualsiasi indirizzo sessuale, politico, religioso, deve avere tutta la nostra attenzione, il nostro sdegno, mantenerci vigili nella difesa dei nostri diritti.
Penny