Ieri una donna con cui sono in contatto per email mi ha chiesto in riferimento alla separazione: “E ora come stanno le tue figlie”.

Ci ho pensato un po’ prima di rispondere. Ho pensato ai miei sedici anni, la vita l’avevo chiusa dentro confini molto stretti da un fidanzato che era già quasi un fratello, ho pensato ai miei vent’anni, da lì a poco sarei andata a vivere da sola, c’era sempre il fidanzato, da lì a poco sarebbero arrivati improvvisi e spaventosi gli attacchi di panico.

Da lì a poco ci avrei dovuto fare i conti, un po’ per sempre.

Ho sempre creduto di essere una persona molto fragile, a tratti lo penso ancora, ho scoperto molto tardi che è proprio questo che fa di noi delle donne forti.

Non smetto di raccontarla questa fragilità alle mie figlie. Non nascondo gli errori. Non fingo più di essere altro da me e questo è un grande sollievo, credo mi permetta di stare bene, ci permetta di stare bene.

Certo, ci sono momenti che sono pessima e provo sentimenti dolorosi. Ad esempio, venerdì ho passato tutto il pomeriggio con un commesso che avrei abbracciato alla fine dell’acquisto per l’enorme pazienza, la disponibilità nel spiegarmi le cose.

C’era bisogno di un computer, siamo in tre, entrambe le mie girls sono praticamente in didattica a distanza e si contendevano il mio tablet. Ho aspettato troppo, era arrivato il momento: un computer da condividere, una buona memoria, che avesse programmi di grafica e cose così. Tutte le volte che compro qualcosa di un certo peso penso sempre alle ripercussioni sul mio portafoglio ed essendo sola mi viene l’ansia per l’economia famigliare.

Ad ogni modo l’ho preso a rate e non capendoci un cazzo, se non ci fosse stato il commesso e la donna addetta al finanziamento ( ci siamo fatte un sacco di chiacchiere pure con lei) mi sarei sparata. Sono uscita che ero sudata?.

Poi, sempre, quella sera-che non finiva più-ho fatto la spesa, sacchetti e sacchettini in moto che per poco non casco. Sono arrivata a casa distrutta, la piccola, che stava seguendo le lezione al telefono, era felicissima: “Mamma, davvero, vorrei che capissi il peso del mio grazie”.

“Certo che lo capisco, il peso di 22 rate!”.

Ci siamo messe a ridere, alle nove ero a letto, io non so voi, ma certe decisioni, anche piccole, è faticoso prenderle da sole.

Ad ogni modo, sono giorni di spese, le due sono perennemente in casa, contatto di contatto. Mi mancano i quaderni, mi può prendere gli elastici? Mi servirebbe la china…posso uscire? Posso invitare? Mi annoio…

Sono uscita io, ma il mal di testa mi ha perseguitato per tutto il week-end, poi, tornando ai sentimenti dolorosi, ieri sera il padre manda un messaggio alla piccola o ad entrambe, nella sezione famiglia, dando ad entrambe la buona notte faccetta e bacino al seguito. Non so da quanto non lo vedono, ad ogni modo la piccola risponde: “Baci anche a voi.?”.

Ecco, in quell’esatto momento è uscita la madre pessima. Ho pensato al carico di quei giorni, a loro che a lui non chiedono niente, facile fare il padre in questo modo, ho pensato a lei che ha risposto in quel modo, pure faccetta e bacino. Non so cosa mi aspettassi. Insomma devo fare ragionamenti raziocinizzanti prima di arrivare a sedare il dolore.

Che madre è quella che vorrebbe dei sentimenti negativi delle proprie figlie per il proprio padre? Una madre fallibile, mi dico. Una madre che si fa il mazzo e forse vorrebbe che le fosse riconosciuto e, a volte è stanca.

Poi rifletto e penso che tutto questo, accudire le mie figlie, lo faccio per me, che non sarei capace di fare diverso. Ma ci devo pensare, non so se mi spiego.

Penso che a me mandare un messaggio ogni tanto d’amore folle non servirebbe a niente se dentro a quell’amore non ci fosse la cura, penso che devo accettare di avere sentimenti negativi e che devo farci i conti. La cattiveria esiste, appunto, dentro ognuno di noi, anche nelle madri.

Io penso che le mie figlie, in qualche modo, cerchino di mettere a posto le cose nella loro testa, a volte, ci riuscirono, altre meno. Come me d’altronde. Come tutte noi che siamo madri.

Una cosa la so, una piccola certezza, anche se ci sono giorni stanchi, giorni in cui ho paura, giorni in cui non ci capisco veramente un cazzo, questo è il mio posto.

Quello dello stare accanto come ne sono capace. Non edulcoro, non ci sono cuori rossi sulla mia testa, solo il tentativo, che, a volte, fallisce di essere una buona madre.

Loro lo sanno che, a volte, non lo sono. Mi piace sapere che mi amino comunque. Come le amo io dentro alle innumerevoli imperfezioni.

Sembra banale, ma non lo è, cambia la prospettiva confettata della vita e ciò che ci si aspetta. La differenza tra ciò che è reale e veritiero e una narrazione edulcorata dell’essere madri e figli.

Lascio che ci sia anche la parte buia in me, come madre. Permetterla, credo che le aiuti a permettersi la loro. Forse.

Il dubbio permane, le fragilità pure e pure le 22 rate! L’amore fa il resto.

Penny

Siamo sempre lì in classifica Ibs,alte, alte,… ci pagherò un paio di rate ? grazieeee

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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