È giusto parlare di femminismo a scuola? È giusto parlare della condizione delle donne? Non solo è giusto ma necessario, così come è necessario parlare del genere sentito, del razzismo e di tutto ciò che riguarda i diritti e le discriminazioni.
La legge 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto, dall’anno scolastico 2020-2021, l’insegnamento scolastico trasversale dell’Educazione civica allo scopo di contribuire a “formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri” (Ex. art.1).
E come li formi dei cittadini e delle cittadine responsabili e attivi? Come si promuove la piena e consapevole partecipazione se non attraverso la conoscenza della nostra Costituzione?
L’articolo 3 della Costituzione è chiaro: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“.
E allora, se l’educazione civica è entrata a pieno titolo nella scuola, è compito dell’insegnante parlare di diritti e di uguaglianza, di sesso appunto, di razza ecc…
Ed è così che introdurre il concetto di maschilismo e discernerlo dal femminismo è un atto dovuto.
Un atto dovuto perché l’Italia nel Global Gender Report tra 153 paesi presi in esame è al 76esimo posto dopo la Tailandia e prima del Suriname. Il primo e l’ultimo posto se lo aggiudicano rispettivamente l’Islanda e lo Yemen. Tra i Paesi europei più virtuosi anche Norvegia, Finlandia, Svezia, Irlanda, Spagna e Germania.
85 non hanno mai avuto in carica una donna alla guida della Nazione. L’Italia è uno di questi.
Una donna sue due non lavora. Di queste, una donna su tre ha un impiego part-time per poter conciliare il lavoro con la famiglia.
La percentuale di manager e top manager di sesso femminile resta bassa, 27%. Sull’Italia pesa anche la differenza salariale fra uomini e donne a parità di livello e di mansioni, e questo fenomeno comporta anche una differenza nei redditi da pensione,
E, allora, parlare di diritti, tutti i diritti dell’essere, è necessario, educare dei bambine e delle bambine al femminismo vuol dire educarli al rispetto delle Costituzione.
Ad ogni modo giovedì scorso, invece di preparare lavoretti per la festa della mamma, abbiamo fatto un paio di esercizi sulle frasi minime e, per divertirci un po’, ho proposto ad ognuno di loro di pensare a una frase femminista.
Non hanno avuto tentennamenti, due frasi mi hanno colpito più di altre: Francesco abbraccia e il papà accudisce.
Non credo di dover spiegare oltre, credo abbiano capito in pieno cosa siano gli stereotipi a cui la nostra società è soggetta. Le emozioni e la cura sono cose di cui dovrebbero occuparsi anche i maschi.
Qualcuno direbbe che parlare di femminismo sia fare politica, così come parlare di gender, ovvero del genere sentito, o raccontare dell’umanità che muore nel Mediterraneo o delle donne che vengono uccise.
Io credo, invece, che sia parlare di diritti, gli stessi che sono scritti nella nostra Costituzione e che spesso dimentichiamo.
Se li omettessi non assolverei al mio compito di insegnante di tutte le bambini e i bambini.
Loro ci superano di gran lunga e superano soprattutto quei politici che abbiamo al governo e che non riescono nemmeno a far promuovere una legge- parlo del Ddl Zan- che tratta dei diritti di tutti.
Così, nella speranza che un giorno una Simona possa viaggiare liberamente, che un Carlo stiri, un Alessandro insegni, ovvero ci siano maestri maschi, un padre accudisca, io continuo a fare il mio lavoro.
E dentro a questo lavoro, nella nostra classe, mentre riflettevamo tutti insieme sulla lingua e sul potere della parola, seduto al suo banco c’era un bimbo affetto da autismo.
Anche lui è uno di noi e lo dico per chi la disabilità la sputa fuori dalla classe e dalla scuola. Madda consegna, è la sua frase. Maddalena è una delle sue amate e amati compagni.
Tutto è politica se è salvaguardia dei diritti e, come insegnanti, dobbiamo fare in modo che la scuola sia un luogo in cui ognuno possa essere ciò che si sente davvero, al di là del sesso, della religione, della lingua, del colore, delle abilità, della famiglia e della condizione da cui proviene.
Penny❤️
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato.
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/
In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia edito Mondadori:
“La scuola è di tutti”