Ho visto una madre. L’ho vista seduta su una panchina fuori da scuola. Aspettava sua figlia.

Aveva uno sguardo teso, gli occhi stanchi e un cartellone arrotolato su cui faceva scorrere l’elastico avanti e indietro.

Sua figlia tornava, era nervosa, la prendeva a male parole. Andrà tutto bene, le diceva lei ma, forse, parlava a se stessa.

Sono io, ho pensato guardandola. Sono io e sono lei, siamo noi dentro a tutte le attese che vive una madre su una panchina un giorno di giugno.

Le prime dentro a due tacchette rosse o appese ad una telefonata in cui ci dicono che c’è un figlio per noi laggiù.

L’attesa dentro alla pancia o in una fotografia di un bambino lontano accarezzata più e più volte.

Sono io quella madre, siamo noi, la prima volta che abbiamo allungato le braccia, con il seno ancora gonfio, concedendo quella tenerezza ad altri, come uno strappo necessario.

Sono io quella madre quando una donna con una cappa azzurra sorridendomi mi ha detto: “Vada pure, torni tra un’ora”. Ho chiuso il portone dell’asilo e ho pianto.

Siamo noi quella donna, sono io la prima volta che ho messo lo zaino sulle spalle delle mie figlie e ho affidato la loro esistenza ad altri.

Sono tornata a casa o al lavoro e mi sono sentita persa, in oscillazione tra il desiderio di averle sempre con me e quella di ritrovare la donna che ero.

Siamo noi quella donna, sono io, quando la figlia si è avvicinata di nuovo alla panchina, ha strappato il cartellone dalla sue mani e le ha detto: “Tocca a me, vado”.

Ho guardato quella donna come si guarda chi si conosce dal profondo, era nei giardini sotto casa mia, seduta su una panchina, fuori da un portone di una scuola qualsiasi, mentre sua figlia faceva un altro scatto in avanti e lei, alzando un po’ la voce per farsi sentire, le diceva: “Ti aspetto qui”.

Mi sono seduta accanto alla donna, le ho preso la mano e le ho sussurrato: “Aspetto con te”.

Sono io quella donna. Siamo noi. Quelle che aspettano fuori dai portoni del mondo. Dentro alle attese, la nostra esistenza nel frattempo.

Penny ❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. Il 22 giugno esce per Mondadori: “La scuola è di tutti”.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/la-scuola-e-di-tutti-le-avventure-di-una-classe-straordinariamente-normale-cinzia-pennati/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

I suoi occhi erano i miei.

4 comments on “Le attese delle madri dentro alla vita dei figli.”

  1. Mio figlio ha fatto gli esami e io, con il suo consenso, sono entrata con lui per vederlo fare questo bellissimo passo… Ho fatto bene, ho fatto male? Non so… Avrei dovuto fare un passo indietro e aspettarlo fuori? Se me lo avesse chiesto lo avrei sicuramente fatto…
    So che in fondo è stata una cosa che serviva solo a me, per poter incastonare nella memoria quanti più momenti possibili della sua crescita, sapendo bene che saranno sempre meno le sue esperienze che avrò l’onore di condividere con lui, ma finché mi darà questa possibilità ne sarò solo felice ed onorata.
    Sempre pronta ad aspettare e sempre pronta a condividere.

  2. Meravigliosa.
    Solo una vera madre può riuscire a scrivere ciò.
    Che difficile essere madre.
    Ogni giorno una sfida con se stesse.
    Quasi sempre mi sento sconfitta.
    Quasi sempre mi sento imperfetta.
    Quasi sempre mi sento solo madre .
    Quasi sempre mi sento sola come mafre e come donna.

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