A volte quello che sentiamo sembra così piccolo di fronte alle cose del mondo.

La mia grande, dopo quello che è successo, è rimasta con me. “Io resto” mi ha detto.

Così condividiamo preoccupazioni non solo nostre, rispetto alla mia storia personale, ma anche di quello che sta succedendo in Afghanistan e, soprattutto alle donne, pensieri e camminate.

Una cosa l’ho capita in questi giorni, anche osservando un po’ figli dì altri, che è davvero una stronzata la storia della tutela dei figli.

A suon di tutelare ‘sti adolescenti e poi ventenni dal dolore proprio e del mondo, rischiano di diventare degli analfabeti emotivi. Incapaci di accorgersi, autocentranti e perennemente insoddisfatti.

Ludo, in questi giorni, mi sta aiutando. Si sta prendendo cura di me, come io ho fatto e farò ancora, perché è questo che fa una famiglia. Ops, anche senza un padre e una madre normo stabiliti, come se bastassero come istituzione a rendere un figlio felice.

Non la “tutelo” dalle notizie sulle condizioni di salute, come se avesse due anni, secondo le mentalità convenzionali. Le spiego, la metto al corrente, la tratto da persona che può assumersi delle responsabilità e questo credo, sia un modo di dirle: So che ce la fai, insomma, spingo la sua fiducia dentro a questo periodo di incertezze.

Abbiamo parlato di continuo anche delle donne afghane. Lei mi ha detto: Mi sento inutile, l’unica cosa che posso fare è condividere storie sui social.

L’ha chiamata politica passiva.

Mi sento inutile anch’io, le ho risposto. Dobbiamo cercare di essere vigili e continuare ad informarci. Non smettere di farci domande sul mondo, anche lontano da noi, sulla condizione delle donne e dobbiamo lavorare, ogni giorno, con pensieri e azioni, per migliorare non solo la nostra storia ma anche quella di tutte.

Abbiamo parlato anche degli uomini nelle nostre camminate. Conoscere altri ragazzi serve a mettere dei punti su chi non vogliamo accanto.

Uomini che non siano così fallocentrici da metterti in costante competizione con altre, che non ti tengano sul filo, ma che siano interessati al mondo e alla politica, come azione umana. E, devo dire, sull’amore anche fluido, ha le idee più chiare di quelle che avevo io alla sua età e, forse, farà meno errori perché meno ancorata a certezze sull’unica proposta falsata d’amore: lui principe, lei principessa.

Insomma, è un post un po’ confuso come sono io in questo momento. Tanti pensieri, ma non smetto di credere che l’esistenza metta in campo esperienze imprevedibili e tocca solo a noi scegliere come viverle per trarne il meglio.

Io ci provo. In modo ostinato.

Penny ❤️

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1 comment on “La mentalità convenzionale di tutelare i figli dal dolore del mondo e nostro, è un errore.”

  1. Concordo su tutta la linea, anch’io come padre cerco di coinvolgere i miei figli senza tentare inutilmente di “tutelarli” dagli accadimenti della vita…devono imparare che vivere non significa essere serviti, coccolati e tenuti lontano da ogni disagio…
    A questo estremo assurdo siamo arrivati abxhe a causa di politiche di tutela, smisurata e assurda, dei diritti…solo più diritti e nessun dovere

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