I figli ci assorbono, sono sangue che scorre nelle vene. Sono pelle screpolata, cicatrici sulle ginocchia. Smagliature e capelli strappati.

Non sono memoria, la memoria presuppone un passato. I figli sono presente assoluto. Ci sono in ogni attimo, dentro ad ogni nascondiglio. Ci sono anche se facciamo altro.

Ostruiscono, limitano e ci divorano. Non sono mai sazi.

Ci attraversano, ci succhiano, ci resistono. Sono i nostri sensi di colpa più grandi. Sono perdita e occhi stanchi. Pensieri che invecchiano prima dell’età.

I figli ci calpestano, ci guardano furiosi, si aspettano il nostro dolore. Ci tradiscono. Ci sfuggono, ci accerchiano e ci inseguono.

Non è possibile prescinderli.

Siamo le loro madri. Mangiano e bevono il nostro tempo di donne, di persone.

I padri restano uomini.

Penny ❤️

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1 comment on “Quello che non posso dire della maternità.”

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