I figli sono delle madri, tranne quando lasciano i loro uomini.

Siccome per i benpensanti le donne hanno una “naturale” propensione alla cura, il sistema gliela delega completamente o quasi.

Inutile ripetere che i vari governi continuano a sostenere il patriarcato attraverso l’assenza di leggi di protezione del “femminile”. Se non ci sono servizi ( asili, tempo pieno, luoghi ricreativi…) sono le donne che stanno a casa visto che guadagnano meno. Punto.

Nessuna legge sulla paternità, così sono le donne che interrompono carriere e lavoro. Punto.

Sono le donne precarie e part time a occuparsi dell’educazione dei figli ( colloqui a scuola, attività sportive…) e se questi falliscono è prevalentemente colpa loro. Punto.

Metà delle donne italiane non ha un’occupazione. Punto.

Poi succede che una di loro si stanchi di pulire culi, di accudire ad oltranza, di non vedere un’equa distribuzione dei compiti fuori e dentro alla famiglia, in poche parole, prova ad uscire dalla sottomissione e dal dominio di un mondo pensato e progettato al maschile, ed è lì che succede.

I figli delegati alle madri, dal seno all’età adulta, improvvisamente diventano anche dei padri.

Se siamo “fortunate” incappiamo solo in divorzi in cui il ricatto del contributo economico sui figli ci rende la vita impossibile e la rende impossibile alla prole, se siamo “sfortunate”, siccome quei figli come noi sono oggetto di dominio dell’uomo sulla donna, vengono uccisi.

Matias 10 anni. Un bambino, una persona, non solo un figlio.

Penny

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