Negli ultimi giorni tre bambini sono morti, una undicenne è rimasta in vita senza nessuno.
Di fronte a questa mattanza il governo si sarebbe dovuto fermare, invece è silenzio. Nessuna proposta di legge a quanto ne sappia io…a volte, non ci sono più nemmeno i buoni propositi.
Questo perché ad essere uccise sono state due donne, tre bambini e un’anziana. Poi c’è lei, la bambina senza nome. Pensate solo se succedesse la stessa cosa, questi femminicidi con questa ritualità, nei confronti degli uomini. L’Italia si fermerebbe.
Ogni volta che muore una donna, sempre che i suoi figli non vengano uccisi con lei, ci sono degli orfani di cui non si parla se non nell’immediatezza, dopo di che spariscono.
Credo non esista nemmeno una casistica dei figli rimasti orfani, perché di questo si tratta: una madre uccisa dal padre che il più delle volte si suicida o comunque finisce in carcere, dei bambini che porteranno questo peso atroce per sempre.
Si contano i femminicidi senza contare i figli che rimangono. E questo perché donne e bambini, secondo il nostro sistema patriarcale privilegiato, fanno parte della stessa sotto categoria.
Tutto ruota intorno ad un mondo adulto androcentrico in cui la fragilità dell’infanzia non ha dignità.
Ci dimentichiamo delle donne e dei loro bambini, li annulliamo dentro ad una storia in cui il maschio adulto occupa tutto lo spazio di potere e rimane al “centro” della storia anche quando uccide.
Tutte le volte ci si chiede perché quella donna sia stata uccisa come si cercasse una giustificazione per il femminicida (tra l’altro spesso i giornalisti la trovano!) come se ci fosse una risposta diversa dalla causa prima: il sistema sociale, economico, politico che sottomette del nostro paese.
In cui la forza maschile, la virilità, il “tutti uomini” è l’unica rappresentazione possibile. E se non sei dentro questa categoria sei uno sfigato, una donna, un bambino/a o un anziano/a.
Tutto ciò che è friabile, l’infanzia e la vecchiaia (per corso naturale) e le donne perché spesso reggono sia una che l’altra, è nullo. Perché non produttivo.
Per verificarlo basti pensare a quanto si investa nella scuola ( luogo di cura dell’infanzia e dell’adolescenza), a quando si chiede alle donne, persino quando vengono menate devono nascondersi nelle case rifugio, invece i loro carnefici solitamente rimangono dove sono.
Sono sempre le donne a dover uscire dalla violenza attraverso percorsi di consapevolezza a cui le richiamiamo costantemente, ma gli uomini vengono solo allontanati e nessuno rivolge mai a loro con qualche richiesta. Ad esempio un bel percorso psicologico.
Nella nostra androcentricità spingiamo persino le bambine ad essere “eroine” per essere viste, ai bambini difficilmente si prospetta la richiesta di una mascolinità più sana.
C’è una bambina di 11 anni che viveva a Sassuolo, di cui non ho trovato il nome, a cui un femminicida ha portato via tutto: la madre, la nonna e i fratellini.
Parleremo dell’uomo che uccide indagando la relazione, ci sentiremo sollevati perché non potrà più nuocere e per lo meno non avremo una condanna tiepida.
Ci saranno altre donne uccise e cercheremo altre motivazioni, moriranno i loro figli o spariranno inghiottiti dalla storia maschile, virile, competitiva e tossica.
Che non lascia spazio ad altro se non a se stessa, in una ripetizione che non ha nulla di folle ma è strutturata e in atto.
Ciò che non la rappresenta o è annientato o dimenticato come tutte le bambine e i bambini orfani senza nome.
Penny
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