1. Le donne hanno dedicato un numero maggiore di ore al lavoro domestico e familiare durante la pandemia.
2. Non c’è stato nessun apprezzabile cambiamento nei tradizionali ruoli di genere all’interno delle coppie.
3. Questo ha portato a una significativa perdita di posti di lavoro in settori dominati dalla presenza femminile.
4. Ha portato a condizioni di lavoro peggiori.
5. Ha portato ad una maggiore fragilità economica e ad un conflitto vita-lavoro ancora più complicato del passato.
6. Tutto ciò ha ampliato i divari di genere pre-esistenti in ambiti chiave del benessere, in poche parole le donne stanno male.
7. Tasso di occupazione femminile nel 2020 è sceso al 49% mentre il divario rispetto a quello maschile è salito. Si è registrato un impatto maggiore per le giovani (33,5%), le donne residenti nel Mezzogiorno (32,5%) e le donne con figli (il tasso di occupazione delle madri è il 73,4% di quello delle donne senza figli.
8. Le ‘Neet’ che non studiano e non sono in cerca di un lavoro sono cresciute dal 27,9% del 2019 al 29,3% del 2020.
9. Le donne ‘costrette’ al part-time involontario sono cresciute dal 60,8% al 61,2% delle occupate part-time contro una media Ue del 21,6 per cento.
10. Nel 2021 in Italia sono stati commessi 118 femminicidi.
In poche parole c’è stato il fallimento del riequilibrio fra uomini e donne delle responsabilità di cura domestica e familiare: un sovraccarico di lavoro complessivo per le donne che hanno potuto svolgere il lavoro retribuito da remoto assorbendo il lavoro di cura non retribuito ( attenzione al lavoro agile!) oppure in una riduzione o nell’abbandono del lavoro retribuito per altre donne.
Per raggiungere la parità di genere nel mondo ci vogliono ancora 135,6 anni, prima della pandemia erano 99.
Insomma dal marcio alla muffa.
Quanta strada ancora da fare e quale 8 marzo? Io sono furiosa non so voi.
Penny ♥️
Dal report di Cecilia Guerra, sottosegretario del Mef.
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