Ognuna di noi sa che la parola di un uomo vale di più, quasi il doppio.
In qualsiasi luogo di lavoro, quando parla un uomo lo si ascolta con attenzione.
Anche a scuola succede nonostante il nostro mondo sia prevalentemente femminile. Le voci autorevoli della pedagogia sono quasi tutte maschili, anche sui social, anche tra chi scrive. Perché?
Sicuramente un problema è il tempo, il tempo che noi abbiamo da dedicare ad altro, ad esempio allo studio, alla carriera, alle aspirazioni; il lavoro sommerso degli uomini lo fanno le donne, se non sono le compagne, le mogli, sono le madri.
Per lavoro sommerso ognuna di voi sa a cosa mi riferisco, tutte quelle azioni di cura di cui ci facciamo carico altrimenti ci sentiamo delle merde, quindi dentro al contenitore vita, oltre al lavoro retribuito ( considerato quasi un hobby, a nessuna è mai capitato che dicessero: ma sei ancora al lavoro?) abbiamo tutto il lavoro sommerso.
L’uomo no, l’uomo è considerato per natura più egoista, l’uomo ha il tempo per curar sé stesso, da un uomo ci si aspetta ambizione, alle donne è richiesto un basso profilo, se anche non ti realizzi, hai la maternità, la famiglia, sii contenta.
Per questo la Meloni- che è una donna maschio- e la destra puntano a restringere ancora di più la legge sull’aborto, perché se siamo madri possiamo continuare ad essere sottomesse.
Anche i libri scritti da donne, gli uomini non li leggono, persino i bambini non leggono quelli con protagoniste femminili, le bambine sì ( il mio Olmo- nella “La scuola è di tutti” Mondadori, è il protagonista per questo: non è assurdo?).
In poche parole un uomo può essere mediocre ma autorevole, mentre una donna deve essere una trapezista, tra l’altro bravissima, per poter realizzare le sue aspirazioni.
Un po’ siamo responsabili anche noi quando diamo più credito alla parola di un uomo -e non ditemi che non lo facciamo-.
Per quanto mi riguarda sono molto infastidita dalle varie figure maschili, scrittori o insegnanti di successo -sui social e non- che sfoderano la propria paternità come un fatto straordinario- che è diventata tra l’altro mercificazione perché ci guadagnano- ma quello che mi fa rabbia sono i commenti delle donne.
Possibile che non riusciamo ad uscire da questi schemi che ci rendono sottomesse? Quella paternità dovrebbe essere un fatto ordinario non straordinario! Non sono straordinari solo perché fanno i padri e lo raccontano, quella dovrebbe essere la realtà.
La verità è che sono stanca di dover alzare la voce per essere ascoltata e se lo faccio, poi, sono pure isterica; sono stanca che la mia maternità sia scontata per il mio ex marito e per la società e la paternità venga osannata; sono stanca di dover sacrificare le mie aspirazioni e vedere in ogni ambito un uomo che riesce di più, solo perché è uomo.
Sono stanca di dover fare la trapezista e vergognarmi se ho delle ambizioni; perché tutto questo ci porta a rimanere m economicamente fragili e se siamo fragili siamo dipendenti anche emotivamente e lo schema si ripete.
L’uomo guadagna di più, ha una voce più autorevole, ha più tempo per sviluppare le sue ambizioni, si prende tutti i luoghi di potere ed è un padre straordinario e lo dobbiamo pure ringraziare.
Questo comporta che continuerà a rappresentare sé stesso e che i nostri diritti saranno sempre più limitati.
Sono stanca, ma ve l’ho già detto. Non mi arrendo, certo, ma la vita per noi donne non dovrebbe essere una lotta, invece lo è.
Forse dovevamo nascere maschi mediocri, l’esistenza sarebbe stata più semplice!
Penny ♥️
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-
https://www.giunti.it › catalogo › il-…Il matrimonio di mia sorella – Giunti
Non si puo’ spiegare meglio.