Sono in montagna. In una casa nel bosco che é riparo e scudo. Ogni tanto questa solitudine mi spaventa, il desiderio di chiudersi al mondo o forse, chissà, è un aprirsi in un altro modo.
Il tempo é pessimo ma io cammino lo stesso, Alaska mi costringe ad uscire dal guscio, mi infango e raccolgo fiori.
Aspetto con trepidazione il sole e la primavera che tarda ad arrivare.
Ieri, mentre diluviava, ho sradicato una ginestra, non avevo la zappetta, così mi sono sporcata mani e giacca. Poi l’ho ripiantata in una specie di avvallamento sotto casa, spero cresca.
Ho trapiantato anche altri fiori, viola e gialli, di cui non conosco il nome. Alcuni ho provato a seccarli. Vedremo.
La natura mi costringe alla pazienza.
Carico la stufa, leggo e scrivo. In questi giorni ospitiamo anche un altro cane, é grosso, ha i dread e puzza, ma é adorabile.
Dorme accanto al mio letto e mi segue ovunque. Alaska lo ha accolto con riguardo, ma senza troppo slancio e difende con tenacia i suoi spazi.
Inseguono i caprioli, li perdo di vista spesso e un po’ mi preoccupo. Ma sto ferma, li chiamo, e loro tornano ansimanti. Sembrano felici. Chissà se gli animali sanno cos’è la felicità.
Ho il tempo per domande stupide. Un lusso.
Oggi c’è il sole. Mentre vi scrivo, il cuculo si fa sentire. Sovrasta gli uccellini più cauti. É un cinguettio continuo, un’armonia di cui mi piacerebbe detenere i segreti.
Il bosco é il luogo ideale per raccontare storie, il mondo immaginifico e spaventoso dei bambini.
Forse si ama per sempre ciò che non si può conoscere mai del tutto, é il desiderio imprendibile che ci attrae. Anche in amore.
O forse, quando il corpo invecchia, la mente ritorna bambina. É c’è bisogno di spavento e meraviglia per sentirsi ancora parte di qualcosa di possibile.
Spunta, qua e là, il pensiero delle mie figlie, come i ranuncoli nel prato davanti casa. Bellezza e malinconia.
Sarà sempre così, la malinconia é imprescindibile dalla vita, legata ai ricordi, a quel é stato, a quando erano piccole e forse lo ero anch’io.
Non so nemmeno a chi possano interessare i particolari di questa mia vita bucolica, ma é un esercizio quello di imparare a non farmi tramortire dall’ansia della prestazione. Devo fare, devo essere.
Come é semplice il mio sostare qui. Credo sia salvifico, necessario per poter tornare in un mondo che fa spavento.
Il cuculo ha smesso di verseggiare. Il bosco tace. Mi affaccio nel patio.
La ginestra vive. Non l’ho uccisa, per avidità di bellezza.
Le sono grata. La sua resistenza, in fondo, mi rincuora.
Penny ♥️
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-
ragazzimondadori.ithttps://www.ragazzimondadori.it › e…È madre chi… – Ragazzi Mondadori
Giunti Editorehttps://giunti.it › products › il-matri…Il matrimonio di mia sorella | Cinzia Pennati
Leggerti è una gioia!