Agnese ha mandato i bambini a dormire da sua madre. Si alza e si prepara il caffè. Luca è rimasto a letto, sonnecchia.

Guarda fuori dalla finestra, ha incominciato a piovere.

Scorge la sua immagine sul vetro, pensa ai suoi vent’anni. Ora c’è quella ragazza riflessa in mutande e canottiera, il suo corpo è sempre stato qualcosa di estraneo, non ricorda un giorno in cui non sia stata a dieta. Quanto tempo perso!, riflette tra sé.

Il cielo è grigio come i suoi pensieri, pensa alle bambine, alla sua vita, a Luca, si chiede dove sia finito l’amore per lui e che fine abbiano fatto le sue aspirazioni perché non ne trova più traccia.

Eppure ha tutto ciò che una donna potrebbe desiderare: un lavoro, un marito, dei figli, una bella casa.

Cerca di allontanare i pensieri che la inseguono senza tregua.

Luca la chiama, lei si volta e lo raggiunge in camera.

Lo guarda disteso sotto alle coperte, è lui l’uomo che ama, lui l’uomo che ha sposato e ora faranno l’amore, come è giusto che sia.

La malinconia è un dolore intelligente, ci richiama quando ci ritroviamo di fronte alle difficoltà. Ci aiuta a sentire, e a metterci in discussione.

Non siamo casi eccezionali. C’è chi sceglie di dare voce a ciò che prova, chi nasconde a se stessi la verità, chi sta comodo dentro alle preoccupazioni.

La felicità non è un diritto, ma una ricerca continua. Dove si trova non ci è dato saperlo, di certo abbiamo un dovere: provare a vestirla. E che ci piaccia o no, la malinconia e le domande, ci aiutano a farlo.

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