Manca un mese alla fine della scuola. Quando incontro le mie amiche hanno l’espressione di condannate in attesa di giudizio. Come me d’altronde.

Ci salutiamo lanciandoci i voti: ha preso 4 di matematica, 3 di latino…non so come finirà, mi dicono affrante.

Con Ludo oscilliamo tra 1 materia a settembre, 2 o 3 in base all’umore, ai giorni, e alle mestruazioni.

Io cerco di resistere. Mi lego le mani, faccio uno sforzo di volontà, peggio di 10 diete messe insieme, per non entrare nel registo elettronico. Quel postaccio inventato per martoriare noi poveri genitori.

Se sono tragedie lo sono comuque, penso tra me, sia che si controlli sia no.

Ora i voti sono in presa diretta. Un incubo vero e proprio. I nostri ragazzi non hanno nemmeno la possibilitá di assumersi la responsabilitá della comunicazione. Sappiamo tutto prima.

Loro se ne fregano. Noi siamo sull’orlo di una crisi di nervi.

Se viene la malaugurata idea di andare a sbirciare nel week end, il fine settimana é fottuto.

Meglio posticipare.Questo l’ho capito.

L’altro giorno una mia cara amica all’uscita da scuola ha chiamato sua figlia che era felice e contenta a far bisboccia in giro.

Ha fatto la solita domanda, quella che non si dovrebbe fare mai: tutto bene oggi a scuola?

Sua figlia ha risposto un SÍ quasi scocciato, come a dire: che me lo chiedi a fare?, e ha buttato giù continuando a gironzolare.

La madre ha dato una sbirciatina al registro, tanto per star tranquilla, e ha scoperto che a scuola non era andata poi cosí bene. Si era beccata un quattro.

Se la bocciano meglio! Mi ha detto furiosa. Furiosa anche per le balle che ultimamente le racconta la figlia.

Ovviamente l’ ha messa in punizione fino a data da destinarsi. E penso che abbia fatto bene.

Loro, i nostri ragazzi, devono sapere che c’é un limite, ma é normale che provino a superarlo. Solo che questo noi non glielo dobbiamo dire.

Per quanto riguarda i votacci, mi sembra tutto nella norma. Si sale e si scende.

Forse, i nostri figli, non hanno ancora trovato il loro equilibrio e devono crescere. Forse me la racconto, ma ciò mi permette di non cadere in preda all’angoscia. Che poi non serve a niente.

Cosí come non necessariamente sono dei santi quei ragazzi che a scuola prendono voti alti. Anzi, a volte, capita proprio il contrario.

La bravura non corrisponde sempre all’andamento scolastico. Per lo meno non é l’unico indicatore.

Esistono ragazzi geniali o davvero in gamba, belle persone insomma. Che sono a lunga percorrenza.

Dovremmo ricordarcelo quando mettiamo il naso in quello strumento di tortura che é il registro elettronico.

Esserci vuol dire correggere e sostenere. Dare il senso del limite. Non controllare.

Dovremmo non farci risucchiare da quest’angoscia di voti che chiamerei ansia da prestazione. La nostra.

Quel fallimento, quel cadere e rialzarsi, passa anche da qui.

Ps: non fatevi prendere in trappola. Resistete. Non scaricatevi l’App…é mortale. Piuttosto giocate a tris. O fatevi un solitario. É più produttivo e fa meno male.

Intanto l’anno passa. E noi saremo ancora qui insieme ai nostri ragazzi, quelli che razzolano, e nel razzolare imparano la vita. E, credetemi, non é poco.

Penny

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