La mattina, a volte, mi sveglio presto. La casa è ancora immersa nel silenzio. Mi faccio il caffè, accendo una piccola abat-Jour gialla e resto sotto le coperte a leggere, che la sera sono un bradipo.
Ultimamente mi concentro poco, i sogni sono piuttosto tormentati, e dentro alle pagine di un romanzo o di un saggio ( non che legga cose troppo impegnative) cerco me stessa, il senso delle cose, una parola che mi possa servire in qualche modo nelle mie giornate inquiete.
I miei professori, a parte quello di italiano e storia delle superiori, non hanno mai puntato su me. Non sono mai stata un cavallo di razza. Non ho mai incontrato persone che mi dicessero: sei intelligente. E, a volte, abbiamo solo bisogno di sentircelo dire. Per crederci. Soprattutto quando siamo piccoli e in divenire.
Quindi mi manca tutta una parte di solidità culturale che avrebbe fatto di me una persona migliore. Solo che io pensavo di non essere abbastanza e loro confermavano la mia tesi.
Poi, per fortuna, sono cresciuta, anzi sono stata male. E questo malessere mi ha messo in moto, ha fatto uscire la voglia di conoscere per non soccombere, per smentire quella voce maledetta sulla mia incapacità.
Non che ora mi senta una persona capace, tutt’altro, ma non mi vergogno di quello che mi manca e cerco un po’ di accettarlo, un po’ di superare me stessa. A volte ci riesco, a volte no.
E sono consapevole di avere come tutti limiti e risorse. Più limiti che risorse.
Tutto questo per dire che quando leggo, ciò che leggo mi sembra quasi sempre meraviglioso, e vorrei essere quello che non sono. Vorrei essere di più. Sapere di più. E mi tormento anche un po’ per ciò che non sono. Che tormentarmi è uno dei miei giochi preferiti.
Ma capita che dentro a quelle pagine, in cui io mi sento inadeguata ( come ammirare un vestito su una modella taglia 38 e immaginarli su di me) a un certo punto, trovo quello che mi serve.
E siccome ci siete anche voi nella mia vita sento la voglia di condividerlo.
Così, vorrei regalarvi questo semplice pensiero che traduco con parole mie.
Tutte le volte che accade qualcosa di brutto, qualcosa per cui non riusciamo a reagire, a essere felici davvero o posteggiamo la nostra vita da qualche parte, prima o poi, arriva un giardino.
Un amore, un amante, un’amico, una persona qualsiasi, una situazione, un pensiero che ci obbliga a cambiare idea e ci fa dire: Succede. Capita davvero, dico io, se ci pensate. Se vi voltate indietro e guardate la vostra vita, è sempre successo qualcosa che vi ha fatto mettere un passo dopo l’altro, vi ha fatto rialzare la testa e ricominciare.
Insomma, questa idea del giardino mi piace tantissimo. Quando mi sono innamorata e questo amore non poteva nemmeno essere pensato, mi immaginavo a passeggiare in un giardino senza spazio e senza tempo. E tutte le volte che sto male, e capita, dio se capita!, cerco gli alberi, la terra, l’aria e se non c’è la immagino e la desidero.
Che immaginare crea possibilità. Quelle che, spesso, non vediamo.
Ecco, volevo dirvelo, solo questo, c’è sempre un giardino dietro l’angolo che vi aspetta. Io ne sono sicura. Non abbiate troppa paura dei momenti bui. A volte, è solo scesa la neve.
Cercate quel giardino. Anche quando gli altri vi dicono che non c’è. Cercatelo. Immaginatelo. Desideratelo.
Solo così lo troverete.
Il mondo è pieno di giardini. Di sicuro uno è per voi.
Buona serata.
Con affetto. Tanto. Penny
Grazie Penny…ci provo a cercare il mio.
Cara Soloparole, io sono sicura che ci sia. Esci dal parcheggio quando te la senti. Bacini Penny. ps: io sono qui.
Perché non raccogli queste pagine e le pubblichi in un libro? Hai un modo di arrivare alle persone in un modo delicato eppure penetrante, perché le tue sono pagine vissute. Il tuo giardino potrebbe essere la pubblicazione di un libro. Grazie come sempre per le tue parole.
Cara Barbara, in realtà io ho scritto un romanzo. Anzi due. Quasi tre. Dentro al cassetto. Il primo è nato quando mi sono separata. HA visto mille trasformazioni, ci ho lavorato e lavorato e lavorato. Credo vedrà la luce, prima o poi, per ora mi appartiene. Per gli articoli del blog vedremo…ci ho pensato, ma poi mi dico: ma chi comprerebbe un libro del genere? Comunque grazie. Bacini Penny
Io lo comprerei
Tu sei affezionata?
??dici? Eppure secondo me, non sarei l’unica. ?
Le tue parole vibrano sempre dentro di me. Vai dritta al cuore. Grazie perchè quello che scrivi assomiglia a un abbraccio.
Ti ho letta mentre andavo a scuola. Mi sono emozionata. Tutto qui. Grazie. Penny
Mi hanno mandato questa poesia. Ha il tono dei tuoi scritti. Te la giro, spero ti faccia piacere. A me ha aiutato così come mi rasserena leggerti. Che poi, dire che una poesia o uno scritto aiuti, è solo un artificio grammaticale, lo so, ma almeno uno si illude.
Come farti capire che c’è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che non è proibito amare,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l’affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che trovarsi è molto bello,
Che non c’è nulla di meglio che ringraziare,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che quando non c’è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all’altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,
Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c’è sempre tempo?
Mario Benedetti (https://www.wikiwand.com/it/Mario_Benedetti_(poeta_italiano))
Trovo che ogni parola di questa poesia sia “giusta” per me. Oggi ho finito di leggere un libro che mi ha interessato e fatto riflettere, è da lì che ho “rubato” l’idea del giardino. Sempre lì leggo che ascoltare davvero è difficilissimo. Senza giudicare. Senza dare consigli. Nessuno di noi può esserci per un altro in ogni istante, ma al tempo stesso ciascuno di noi può, con ciò che fa, qualunque cosa sia, essere d’aiuto.
Facciamo un po’ questo qui, vero?
ps il libro è di Simona Vinci
Parla, la mia paura.
Buona serata Penny
ADoro la Vinci. Il suo libro sull’ospedale psichiatrico greco credo sia il libro più bello, fra quelli italiani, usciti lo scorso anno. E quest’ultimo, sulla paura, è un vero atto di coraggio.
Anch’ io l’ho letto. Divorato. Lei è meravigliosa. Chissà se stai meglio. Penny