Le girls avevano bivacco scout. Contemporaneamente. Qualche ora di libertà. Non capita di frequente che gli astri siano allineati. Due in un colpo: credevo di morire dall’eccitazione; che, a volte, la loro presenza: i compiti, lo zaino, la doccia, i pidocchi, le unghie, i calzini in fondo al letto, le parole, questo o quello, le liti per i maglioni, mi confondono di brutto.
E quando le due escono, la casa piomba nel silenzio. Persino le pareti trattengono il respiro e trasudano felicità. E allora la testa immagina come finalmente riempire quel tempo. Come sfruttarlo al meglio. Gironzolo. Esco. Cammino. Riposo. Leggo. Che faccio? Troppo bello per essere vero.
Ma siccome sono una cretina, penso: ora che le due non ci sono, mi conviene approfittarne e mettere a posto la casa, una bella pulizia da cima a fondo, così non ci penso più. Di cosa dovrei approfittare non l’ho ancora capito, forse è una specie di nevrosi, l’urgenza delle pulizie.
Riempire un tempo vuoto che fa paura. Semplicemente perché il pensiero dei figli è un “prima” costante. Prima della nostra tazza di caffè al mattino, prima del piacere di un cibo (cucino ciò che piace a loro), prima di un attimo di riposo, prima del pilates, prima degli interessi, prima dell’amore.
Loro domandano e noi rispondiamo. Pronte. Il problema che le domande non finiscono, ma aumentano e, a volte, ci divorano, lasciando buchi e voragini.
E se osiamo rispondere ad un accenno di bisogno, esigenza, desiderio, inizia a salire il senso di colpa dalla caviglia, al polpaccio, alla coscia, all’addome, al cuore. Colpite e affondate.
Per non parlare di quel retaggio che esiste come un sussurro. Di padre in madre. Di donna in donna. Se non fai questo, se non ci sei sempre, se non prepari la torna, se non ti presenti alla riunione, se, se, se, non sei una buona madre.
E se prendere una boccata d’ossigeno, invece, preservasse tutti? Madri, padri, figli.
Salvaguardare piccoli atti di egoismo, forse non è così male, anche se solo pensarlo fa di me una madre terribile.
Ci sei tu, figlia mia, ti voglio tanto bene, ma ogni tanto ci sono anch’io. Il mio tempo e il mio spazio, altrimenti rischio di non sapere più cosa farne di me. Di ciò che voglio, di ciò che sono, di ciò che provo.
E allora mi chiedo: posso essere davvero una buona madre se non so bene cosa desidero, se mi sottraggo tempo e lo sottraggo all’amore? E se non riesco a costruire uno spazio che non sia compresso dalla presenza delle mie figlie. In poche parole, Se non mi conosco come donna e non mi legittimo, come farò quando diventeranno autonome e mi lasceranno?
Perché prima o poi succederà e se non ho messo mano alla donna che sono, saranno guai. E se penso a un’eredità possibile, penso a questo. Essere donne, prima che madri. Accudire se stesse per imparare a farlo con i nostri figli e perché imparino a farlo a loro volta.
Accudire i nostri figli e negare noi stesse è, in fondo, un atto di egoismo ancora più grande. Vuol dire precludere loro l’occasione di essere altro da noi e in debito perenne, non potersi riconoscere fallibili, perché noi stesse non ce lo riconosciamo.
Volete sapere, alla fine, cosa ne ho fatto del mio tempo? Se ho pulito casa? Ebbene sì, da cima a fondo, perché sono un casino e con le parole sono brava più che con i fatti.
Ma ci provo. Piccoli atti di egoismo. E dopo aver lustrato la casa mi sono vestita carina (credo), avevo una cena a casa da amici, ho camminato, musica nelle orecchie, e siccome era buio, ho ballato da sola, in mezzo a una via Balbi deserta. E mi sono sentita bene. Piccoli attimi di felicità.
Le mie figlie erano al sicuro, lontano da me. Io ero al sicuro, dentro di me.
Ogni cosa era al suo posto.
Penny
Sosdonne.com
Bellissima l’immagine di te che balli in una via Balbi deserta ❤️
Una scema.?
balla Penny! non è egoismo è volere bene a una persona importante… a te stessa
Anche tu però. Assapora la vita. Nonostante. Con affetto Penny
Amarsi per poter amare. E per poter insegnare l’importanza di amarsi.
Già, una lotta quotidiana tra sensi di colpa e desiderio…
Tutto ciò che hai detto…sembrava la mia coscienza a parlare, non avrei saputo esprimere meglio quello che sto vivendo anch’io. Ti ringrazio perché ora mi sento meno sola in questo casino interiore :*
Proprio un casino, anche il mio. Gigante, enorme, in perenne trasformazione. Mai una certezza. Mai. Baci e grazie Penny
Siii quando mia figlia è da papà..mi sento quasi male.Mi pare di avere davanti un tempo infinito che potrei riempire facendo tutto ciò che mi piace ..e spesso vado in crisi, non so da dove cominciare.Provo dalle piccole cose…quelle contano.
Già. Piccoli momenti di ripresa del sé. Prima o poi saranno quotidiano. Spero. Penny