Penso spesso al ponte.
Credo sia oggi il giorno in cui chi è sfollato deve fare le valigie.

Hanno due ore di tempo per guardare il tempo sospeso a quel giorno nella propria casa.

La colazione sul tavolo. La lavatrice da fare. Le ciabatte buttate in un angolo. Il caffè pronto. Il borsone del calcetto.

Vite come le nostre.

Due ore di tempo per decidere cosa portare via e cosa lasciare.

Mi sono chiesta quale peso avranno le cose di valore economico dentro a quegli scatoloni e quale i ricordi.

Mi sono chiesta, se fossi stata al loro posto, cosa avrei portato via.

Le prime tutine delle mie bambine, i loro ciuffi. Quel quadro antico. Le collane d’oro. Vecchie fotografie in bianco e nero. I diari segreti di quando ero adolescente. Il mio vestito da sposa…

Mi sarei chiesta cosa occupa troppo spazio. A cosa non potrei mai rinunciare.

La scelta, comunque, sarebbe stata difficile e triste.

Una cosa è certa, avrei provato a stipare il più possibile. Perché dentro a una casa c’è la vita di ognuno di noi.

In fondo, è il luogo dove risiede il nostro cuore.

E so che sarei  rimasta in piedi, come stanno facendo con dignità le persone che vivevano sotto il ponte, e so che gli oggetti, in fondo, non sono importanti, ma, spesso, ci ricordano chi siamo stati.

Ci ricordano il dolore come monito, la felicità dei momenti gioiosi come spinta.

Di sicuro, la vita di queste persone è finita e ricominciata il giorno del crollo. E finirà e ricomincerà nel momento in cui sceglieranno cosa salvare e cosa lasciare.

Nulla sarà più come prima.

Due ore, cinquanta scatoloni e una vita dentro.

Qualcuno, un giorno mi ha detto: “Le decisioni importanti nella vita si prendono in due secondi netti, non di più!”.

Anche per loro sarà così. Dovranno bastargli due ore e non basteranno per stipare un’esistenza.

L’ imprevedibilità della vita ci sbatte davanti la sua finitudine. Sempre. E fa paura.

La gioia di essere sopravvissuti. La tristezza di aver perso tutto. Sentimenti che immagino facciano fatica a coesistere dentro all’animo.

Quando usciranno da quella casa, in cui magari faranno delle fotografie per imprimere nella memoria scorci che avranno paura di dimenticare, si chiederanno perché  non hanno preso questa o quell’altra cosa.

Faranno i conti con ciò che hanno portato via. E qualunque cosa sia, Il mio augurio per loro è che possano ricominciare, non dimenticando chi sono stati e da dove vengono.

Nulla li ripagherà di ciò che hanno perso. Ma, tutti noi, speriano che possano essere ancora felici. Creando altrove una nuova memoria.

Di certo una parte di cuore rimarrà lì, sotto a quel ponte. Nella vita che c’è stata.

Credo per sempre.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

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