Capita che in un giorno di dicembre fuori faccia freddo.

Capita che lui accenda il camino, inviti le tue girls a pranzo e tu volgi lo sguardo ai giorni appena passati e pensi all’amicizia.

Perché la mostra dei disegni della girl ieri ha portato, a noi tre, doni inaspettati.

Il primo fra tutti la forza di non farci distruggere più. Andare avanti. Oltre. Nel futuro che è, soprattutto, presente. Che noi tre siamo una famiglia. Incasinata, ma famiglia.

E chi c’era ieri e chi ha visto la diretta, sa che mi sarebbe piaciuto non emozionarmi e che tutto filasse liscio, ma ho imparato che noi tre non saremmo mai tutte d’un pezzo e forse nemmeno lo voglio.

Davanti al camino, con il cuore colmo, ho pensato agli incontri. A noi donne.

Ho pensato alle amiche che non giudicano. A chi prova a capire. E, ho capito, a quarant’anni suonati di aver voglia e bisogno di donne che siano sorelle.

Di orecchie tese e mani pronte.

Di chi non ti dice: “Te l’avevo detto”, che intanto dobbiamo capirlo da sole.

Ho bisogno di chi è capace di starti vicino nei momenti di dolore ma anche in quelli di gioia. Che, a volte, la felicità spaventa più della tristezza.

Di amiche che non dispensino consigli. Che non è quello di cui abbiamo bisogno.

Spesso, vogliamo solo essere ascoltate e avere il tempo di poterci risolvere da sole.

Amiche che non sottovalutino la solitudine ma nemmeno che credano di poterla risolvere per te.

Amiche che ti tengano il posto vicino al loro se sei sola, perché sanno cosa provi.

E, allora, penso a questo luogo di femminitá e a tutti quelli che esistono. Ai luoghi che sono rifugio. Specchio. Possibilità.

Penso a chi sa trovare le parole giuste e non ti fa sentire inadeguata, ché noi donne in questo siamo maestre.

Penso alle amiche che amano i nostri figli come fossero i loro e gli vogliono ogni bene.

Penso alle amiche che non sono madri ma, spesso, sanno esserlo al posto nostro.

Penso a tutta la sorellanza che non affossa e tira giù ma lancia il filo rosso per farti aggrappare e ti riporta in cima.

E non è vero che l’invidia è femmina. L’indivia appartiene a chi è stronzo e basta.

L’amicizia è femmina, la sorellanza è femmina.

Quell’attitudine a sentirsi parte dell’altra e complice.

Quegli occhi con cui vorresti essere capace di guardarti e che ti costringono a sentirti bella almeno un po’.

E quel peso che ci portiamo appresso, che non ci fa apparire perfette, con cui lottiamo sempre, negli occhi delle amiche non è che spazio di aderenza, luogo di comunione, terreno d’amore.

E, se penso alle girls, desidero per loro proprio un terreno d’amore in cui riconoscersi. Come questo. Corpi imperfetti in cui specchiarsi, anime traballanti in cui sentirsi “normali”.

Non desidero altro che una femminitá in cui possano esistere.

Che sia forza e coraggio e non arresti. Non limiti. Non finga. Ma accompagni, come solo la sorellanza sa fare.

Una femminitá preziosa attraverso cui la vita sia più facile da affrontare.

Una femminitá che sappia quanto l’esistenza, a volte, possa essere ingiusta, complicata, amara.

Una femminitá che sappia farsi fianco e spalla. Vacanza e impegno. Che non risucchi ma resti.

Che sia sorella, appunto.

Qualunque cosa siamo. Qualsiasi casino combiniamo. Sappiamo che c’è.

Ci precede e ci guarda alle spalle.

E non siamo più sole.

Mai più.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella.

PS grazie. Davvero. Con il cuore.

2 comments on “Femminitá. Quella forza umana che ci lega.”

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