Oggi la girl parte. Un breve viaggio con amiche. Non le avrei mai detto di no. Ma il cuore pesa. È difficile lasciar andare.

La verità è che ho paura. Soprattutto perché è femmina.

E lo so che potrebbe succedere qualsiasi cosa, ma se sei femmina può succedere di più.

È da ieri sera che penso a cosa dire e cosa non dire. “Spaventarla” al punto giusto non è facile. Ma non voglio trattenerla.

Vorrebbe dire rendere qualcosa di bello qualcosa a cui deve fare attenzione.

Minare la fiducia negli uomini. Nelle avventure. Nella conoscenza. Nell’incontro.

Mia madre mi dice: avvertirla! E io lo faccio in un messaggio vocale, così non mi può interrompere e sbuffare.

Cerca di stare sempre insieme alle altre.
Attenta a quello che bevi.
Cerca di non restare troppo da sola.
Fatti accompagnare.

E mentre pronuncio queste frasi, provo dolore. Perché vorrei insegnare a mia figlia a fare le cose da sola, a non aver paura, a fidarsi.

A muoversi nel mondo, non a temere.

Qualcuno potrà pensare che sono esagerata, ma non è così, la realtà racconta un’altra storia.

Le donne vengono uccise e vengono stuprate. E se non escono vive, se lo sono pure meritato.

Perché intraprendenti, perché hanno osato fare quello che un maschio fa, senza preoccuparsi troppo degli spostamenti, se è solo oppure in compagnia.

Lui ha una certezza: è maschio.

E non  pensa che qualcuno potrebbe abusare di lui una sera qualunque fuori da un locale. O nemmeno di farsi riaccompagnare a casa. O che potrebbe essere palpeggiato sull’autobus. Non lo pensa.

Il suo agire è più libero e la costruzione del suo pensiero pure. Ne consegue che le sue possibilità saranno maggiori.

Lei ha 17 anni e a 17 anni dovrà saper dosare la sua voglia di avventurarsi nel mondo e l’attenzione ad esso.

Quali parole dire? Questa è stata la mia angoscia.

Perché desidero che mia figlia sia libera.

Libera di essere, di spostarsi e di muoversi dentro al mondo. La desidero libera di scegliere e di capire cosa vuole, e questo non può avvenire se i suoi spostamenti vengono limitati, se lo spazio che occupa è pieno di confini.

Quando parlo di violenza, di femminismo, di prevaricazione, so che entro in un terreno difficile da affrontare.

Se ne parliamo noi donne, poi, diventiamo quasi esagerate. Ma io lo sento che non è così. Non siamo esagerate. Sono gli altri assuefatti.

La mia speranza come madre è di aver usato le parole giuste. Di aver detto le cose che servono, ma, al contempo, di non aver fermato il suo cammino di crescita solo perché è femmina. Solo perché deve stare in allerta.

Io la voglio libera di agire. Come un maschio.

Questo è il mio grande desiderio, più di tutto il resto. Della fede al dito, di rassicurazioni altre. Di un uomo che la debba proteggere. Perché, diciamoci la verità, se ci fosse un fidanzato vicino a lei, il mio cuore sarebbe più tranquillo. E questo pensiero mi infastidisce. Trovo che non sia giusto, ecco.

La desidero libera di fare esperienze. Libera di potersi fidare.

Non dovrebbe essere lei a preoccuparsi, a stare attenta, dovremmo essere noi a prenderci cura delle nostre figlie, modificare le azioni e le regole, distribuire meglio il potere.

Perché tutto ci porta lì, a quello che rendiamo possibile e accettabile. Tipo la morte di tre donne in poche ore. Le violenze sessuali e le pene misere a cui vanno incontro i carnefici.

Ciò che dovrebbe essere auspicabile, invece, è che una ragazza di diciassette possa fare un viaggio senza preoccuparsi di come doversi muovere, quali abiti indossare, con chi andare.

Dovrebbe pensare solo a viversi i suoi diciassette anni e fidarsi dell’altro. Nella speranza che quella fiducia sia stata ben riposta.

“E cosa fai, non la lasci andare?” mi chiedono le amiche con una sorta di rassegnazione.

“No di certo!”rispondo. Nella speranza che tutto vada bene, in attesa che le cose cambino.

E il mondo diventi un luogo anche per femmine.

Penny
#ilmatrimoniodimiasorella

10 comments on “Non è un mondo per femmine. Le raccomandazioni di una madre a sua figlia in viaggio.”

  1. Andrà tutto bene, vedrai.Credo che si sia una differenza tra uscire con amiche in luoghi “sicuri” e avventurarsi in paesi musulmani dove la donna è considerata inferiore. Io mi auguro un futuro dove le mamme educhino allo stesso modo maschi e femmine e dove davvero una persona, uomo o donna che sia, possa pensare agire, muoversi e crescere in assoluta libertà. Buon anno Penny

    • Caro Paolo, sul concetto di sicuro ho qualche dubbio. Penso alle donne ammazzate in Italia. Due donne ogni 72 ore e dovremmo essere un Paese civilizzato. Sulla speranza, è pure la mia. Vorrei accadesse quella libertà che ci auspichiamo. Noi continuiamo a fare in modo che accada. Ti abbraccio. Grazie di esserci. Penny

  2. Cara Penny concordo con te in tutto ma permettimi una riflessione…parli di te mamma che educhi e ti interfacci con una figlia femmina, come se spettasse solo alle mamme di ragazzine il compito di educare.
    Spetta anche e soprattutto a madri e padri di figli maschi educare i loro figli al rispetto dell’altro. Nei modi nei gesti nelle parole e nell’esempio.
    Sono mamma di un bambino di 8 anni e di una bimba di 5 anni e a volte anche io purtroppo tendo a ricadere negli stereotipi.
    E credimi invece li martello su questo argomento lui perché rispetti gli altri e sia gentile (cosa che non accade) e lei perché sia indipendente.
    L’attenzione a questo tema deve partire da casa e dalla scuola, credo.

  3. Anche se sono un padre, ti capisco…ho due figlie femmine e un maschio e penso sempre a questa ingiustizia (e preoccupazione). Ne abbiamo ancora di strada da fare. Anche perché questa condizione danneggia anche gli uomini, quelli per bene, che devono convivere con un clima di diffidenza nei rapporti tra sessi
    Colgo l’occasione per farti i migliori auguri

    Ps
    Dopo le feste vorrei disturbarti per un consiglio

  4. Ciao Penny, anche io con mia figlia piccola non so mai trovare la misura, tra quanto avvisarla e quanto spaventarla sul mondo sul quale inizia ad affacciarsi.
    E comunque anche a me da ragazzino capitò più volte di essere palpeggiato sull’autobus e una volta anche peggio …

    • Grazie per il pensare a come essere un padre migliore. Per il resto immagino. Pure a me da ragazzina. E so come ci si sente.
      Quando dico che dobbiamo lavorare tutti per un’umanità migliore intendo questo. Agire, con le parole, nel nostro piccolo, con i figli nostri e di altri…un grande abbraccio. Che sia un buon anno. Pieno di cose buone. ? Penny

Rispondi