Stamattina, non so il perché, mi sono svegliata pensando che devo ricordarmi di baciare le mie figlie quando escono di casa.
C’è stato un attimo, appena aperto gli occhi, in cui ho avuto paura. Non so, forse ho fatto un brutto sogno, forse sono i libri che sto leggendo, le cose che mi frullano in testa, racconti tragici di figli che si perdono, ma ho pensato solo al fatto che la vita non è scontata.
Verso le dieci mi ha chiamato una mia cara amica era preoccupata per il recupero di una materia di sua figlia. Aveva le lacrime agli occhi, era angosciata.
Credo non sapesse neanche lei spiegarmi bene il perché. Mi ha detto: ho l’ansia.
E io la capisco, Dio come la capisco, viene spesso anche a me l’ansia e non so perché.
Anche i bambini a scuola ogni tanto piangono e non sanno il perché. Allora io li abbraccio senza spingerli a trovare una motivazione. A volte non ci sono perché. Succede.
Comunque, per rassicurare la mia amica, che quando parlo lo faccio pure per me stessa, le ho riportato il pensiero della mattina. La vita non è scontata, soprattutto, quella dei nostri figli.
E lo so che la scuola è importante, sono una maestra, ma ci sono altre cose, oltre al risultato. Gli esami, le schede, il voto della maturità.
Ogni tanto è come se mettessimo a fuoco solo un punto, non riuscendo a guardare il resto.
Come se quel punto diventasse la visione d’insieme. Ma non è così. Quel punto è solo una piccolissima parte nella vita di una persona.
La vita è il nostro insieme. Ci saranno altri trimestri. Altri voti. Altre materie da recuperare, alcune se le porteranno a settembre. Alcuni ragazzi e ragazze, verranno bocciati. Altri decideranno che l’Università scelta non è quello che vogliono da se stessi e magari saranno indecisi e cambieranno percorso.
E noi, a guardare quel punto. A concentrarci su un obiettivo. Nel frattempo il resto scorre. I nostri figli crescono. Ci chiedono pazienza. Ci chiedono tempo per fermarsi.
E lo so che abbiamo paura del futuro, succede già quando sono piccoli e infiliamo un’attività dietro l’altra. Nuoto. Pallavolo. Cucina. Inglese. Ceramica.
Non crediate che io non vi capisca, vi capisco eccome, perché ho paura, come voi.
Poi, mi sveglio una mattina, e qualcosa, forse un sogno, mi ricorda di allargare l’obiettivo.
Di guardare l’ insieme.
Di vederli quei figli per ciò che sono. Per le pause che chiedono. Per gli errori che pretendono. Per le incertezze. I tentennamenti.
E mi ricordo, che un bacio la mattina, appena escono, non è scontato. E che tornino a casa, neppure.
Che è la visione d’insieme a cui dobbiamo tendere. Che ho bisogno di amiche che me lo ricordino. Mi ricordino dove devo guardare. Perché la prospettiva cambia ogni cosa.
E che mi ricordino dell’esistenza, quella che non è fatta di traguardi o punti su cui concentrarci, ma di sostanza. Quella semplice.
Ti do tempo, figlio mio, di essere ciò che sei. Nel frattempo sono grata per ciò che abbiamo.
Il susseguirsi dei giorni.
Sono grata, e basta.
Penny
#ilmatrimoniodimiasorella
Grazie Penny. Hai proprio ragione ed é mio figlio che, a volte, mi chiede di guardare il suo quadro d’insieme. Si impunta e vuole essere visto a tutto tondo, mi ricorda che non riesce a fare tanto tutto bene, ma che ciò che fa lo affronta con serietà e consapevolezza. Sono i momenti più belli quelli del presente e, come ci ricordi tu, vanno assaporati con un respiro ampio e profondo.