In questi giorni non sono stata bene. Capita che, a volte, mi perda.

Domenica sera la mia grande è tornata alla carica sulla sua festa dei diciott’anni.
Io tengo duro. “Abbiamo delle priorità” le dico. Però, poi, s’immusonisce e si chiude in camera, l’altra mi guarda severa e la segue solidale.

Mi spiazzano.

Tutto rema contro di me, arrivano a casa persino biglietti d’inviti di altre future diciottenni. Tutti uguali. Evidentemente ‘sta festa di gala con tanto di abito lungo e indicazione sul colore (guai a non avere il vestito della stessa tinta della festeggiata ?) è d’obbligo.

Continuo a pensare che non sia il caso, ma è davvero difficile non cedere. Difficile essere coerenti.

Poi, arriva il tanto atteso giorno dello stipendio. E insieme allo stipendio arrivano le bollette e tutto il resto. Spese previste e impreviste. Così, di fronte all’ineluttabile, entro in ansia e penso:”Non ne uscirò mai”.
Passerò la mia vita a cercare di far quadrare i conti. Cerco soluzioni ma da soli è davvero difficile.

Oscillo tra alti e bassi. È come se ogni tanto avessi bisogno di fare una rotazione su me stessa per ritrovare il centro. Lascio che la paura passi. So che passa.

Comunque, l’altra sera mi chiama una mia amica che cerca una baby-sitter per sabato. Così lo dico subito alla grande, perché la piccola durante la settimana fa già del babysitteraggio e poi sarebbe tornata troppo tardi.
Non vi dico la filippica della grande per il fatto che il suo sabato sera sarebbe saltato. Che lei studia, che non può uscire con gli amici e bla bla bla…
Mentre eravamo in sala e si lamentava, persino la piccola le ha detto:”Dai non è male! Ti pagano bene, puoi iniziare a mettere via i soldi per le scarpe che desideri!”.

Non c’è stato verso, continua a lamentarsi.

Il giorno dopo le ho mandato un messaggio :”Ti chiamerà quella del babysitteraggio. Vedi di fare la persona matura. Hai quasi 18 anni. È un buon modo per crescere. Prendiamoci cura una dell’altra. Tutti facciamo dei sacrifici. I soldi hanno un valore. Ma anche le azioni verso l’indipendenza ❤️”.

Mi ha risposto con un ok.

E quando io ho aggiunto:” In fondo, siamo una famiglia”, lei mi ha risposto così:

“Siano una famiglia. Senza in fondo”.

La verità è che ogni genitore vorrebbe realizzare i desideri del proprio figlio. E per me non è diverso. Sono separata, ricevo gli alimenti per le ragazze a spizzichi e bocconi, io mi occupo di loro e insieme facciamo delle rinunce.

Se io e il mio ex marito non ci fossimo separati loro non sarebbero in questa situazione.

In realtà, quando riesco a non perdermi, mi frulla nella testa questo pensiero: le nostre esistenze forniscono occasioni, come influssi, maree, direbbe qualcuno, in realtà, per loro e per me, questa la ritengo una grande occasione.

E sembrerà strano ma io imparo a concentrarmi su ciò che è essenziale, e loro imparano cosa vuol dire fare squadra, cosa vuol dire guadagnarsi ciò che si desidera e fanno i primi tentativi di autonomia economica che, spero, le porti ad un’autonomia anche affettiva.

Dal dolore non nasce solo dolore e neppure dalle mancanze. A volte nascono occasioni. Io ci credo. Voglio crederci. Loro me lo fanno credere.

Alla fine cosa rimarrà? Spero lo sforzo di aver fatto del nostro meglio.

Gli influssi sono forze-occasioni, personalità-irresistibili come maree“. Lo dice Carver e dice anche, parlando dei suoi figli: “L’influsso più grande è il loro”.

Lo credo anch’io. Credo pure che le difficoltà ci aiutino a crescere, a trovare forze, appunto, che non credevamo di avere.

Ce la faremo? Non lo so.

So che siamo insieme e proviamo a prenderci cura, che poi è quello che si dovrebbe fare in una famiglia.

In una famiglia, appunto, non ci si dovrebbe far del male, sembra scontato, ma non lo è. Ci si dovrebbe capire. Dire dei No se necessari, anche se è complicato e fa male.

Se andassi al convegno sulla famiglia di Verona, probabilmente la mia di famiglia, la porterebbero come esempio di cancellazione.

Anche perché, nonostante tutto, io credo che la separazione, sia stata per noi, uno di quegli influssi di cui parlavo sopra. E una madre, a Verona, è quella che sta solo dentro alla famiglia, concepisce, impara a sacrificare. Soprattutto se stessa.

Noi, possiamo fare molto.

Piangerci addosso, soccombere, oppure cercare zone di felicità. A volte quelle zone hanno un nome, si chiamano famiglie. E non è detto che siano tradizionali. A volte, per quanto mi riguarda, sono una madre e i suoi figli.
Io ho questa di famiglia. Non voglio che nessuno mi dica che madre devo essere e come devo essere. E fino a quando mi sarà possibile la difenderò con le unghie e con i denti.

Non è perfetta. Non sarà fatta di una madre e di un padre. Dite pure che è colpa mia, del mio egoismo per aver cercato zone di verità.

Ma è occasione. Forse la più grande che io abbia mai avuto.

E che sia chiaro non saranno quattro cialtroni sessisti e i loro servi a legittimarla.

Io e le mie figlie legittimiamo la nostra famiglia.

Costruiamo la nostra zona di felicità. E che nessuno la tocchi.

Penny

2 comments on “La nostra famiglia. Una madre e dei figli. Che nessuno la tocchi.”

  1. Eccomi qui…come tutte le volte che leggo i tuoi pensieri con le lacrime agli occhi e mi ritrovo in tutto.Sei grande!!!!!!

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