Ho il diritto ad avere la famiglia che voglio.
Di scegliere se allattare o no senza sentirmi una madre pessima.
Se fare un figlio oppure no.
Di essere ascoltata senza essere interrotta.
Di essere creduta senza essere definita “isterica” quando denuncio un sopruso, un abuso, una violenza.
Ho il diritto di amare chi voglio.
Di vestire come voglio.
Di decidere del mio tempo e della lunghezza delle mie gonne.
Di dire No anche all’ultimo secondo.
Di provare piacere senza sentirmi una poco di buono.
Di avere un lavoro retribuito alla pari degli uomini.
Di lasciare senza essere uccisa.
Di separarmi senza essere considerata una sfascia famiglie.
Di abortire senza sentirmi dire che sono un’ assassina.
Di sposarmi oppure no.
Di stare da sola senza che nessuno pensi a me come una merce avariata, un rifiuto, un avanzo.
Di tornare tardi la sera senza essere stuprata.
Di essere femminista senza essere considerata una nevrotica.
Ho diritto di difendere i miei diritti. Ora e sempre.

Isabel Allende dice: “Ho sempre avuto ben chiaro che dovevo lavorare, perché non esiste femminismo che si rispetti che non sia basato sull’indipendenza economica”.

Abbiamo il dovere nei confronti di noi stesse e delle nostre figlie di cercare il più possibile di renderci autonome economicamente.

L’obiettivo non deve essere quello di farle accasare, spingerle a sposarsi o a trovare un uomo, è l’amore quello che deve guidare la loro esistenza. Verso l’altro, verso una passione, un interesse, soprattutto, verso sé stesse.

La strada sarà più lunga e tortuosa, ma ne varrà la pena.

Non stanchiamoci mai di parlare con le nostre ragazze mentre sono davanti allo specchio e non si sentono abbastanza belle e non si sentono abbastanza brave, affinché studino, si formino e lavorino. Rafforziamo le loro anime. Affinché possano scegliere ed essere davvero libere.

Non abbassiamo la guardia.
Difendiamo i nostri diritti.
Stiamo attente alla nostra vita.

Penny

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