Perché ci stupiamo che i figli facciano cose abominevoli?
Tipo stuprare, malmenare, uccidere.
Ci sono i Padri e le loro parole come pietre. “Butta il cellulare”.
Non assumerti la responsabilità.
Io ti proteggerò.
Che tipo di amore è questo?
Un amore che protegge la violenza?
Che osteggia la legalità?
“Non importa cosa sia successo. Quello che hai fatto. L’unica cosa che conta è salvare il “mostro” che c’è in te e per la proprietà transitiva, quello che c’è in me”.
Perché ci stupiamo che i figli facciano cose abominevoli?
Tipo uccidere un “debole” a suon di botte, ripetere con costanza la violenza, verso una di quelle persone che dovrebbero essere protette di più?
Quali sono state le parole dei loro Padri?
Rivolte alle donne, ai fragili, a chi non rappresenta il machismo?
Come penseranno di proteggerli ancora?
Negando le colpe. Negando il negabile.
Le vittime in questo caso hanno poco valore per la cultura della nostra società e la cultura è quella del “Padre”.
“Sono un papà” dice Salvini.
Ma quali parole porta con sé, quali azioni porta, questa parola?
Spesso è svuotata del suo significato.
Un padre accoglie ma non giustifica. Non si fa giustizia da sé.
La verità è che mancano le parole del Padre. Quelle che sanno farsi Legge, come dice Recalcati, che aiutano a contenere, indirizzare, farsi dono.
“È il suo rispetto per la legge della parola che lo rende padre la sua parola… è il simbolo di una legge che umanizza la vita separando la da quella animale”.
Perché ci stupiamo che i figli facciano cose abominevoli?
Quando la società e chi ci governa non punisce severamente ( e non parlo di castrazione!) gli uomini che abusano, uccidono, violentano le donne?
Ma li protegge, li giustifica attraverso le parole scritte nero su bianco nelle sentenze, sui giornali, dette, sentite.
In fondo, era una brava persona.
È stato un raptus.
Una tempesta emotiva.
Chi se lo sarebbe aspettato da un uomo così.
Ormai ogni giorno muore una donna.
Perché ci stupiamo che i figli facciano cose abominevoli quando le parole dei Padri sono inesistenti?
Piene di machismo, di virile ricerca? Di giustificazione.
Guardiamo le vittime. Sono donne, deboli, bambini ( vittime dirette e indirette).
Sarà un caso?
La società usa a sproposito quella parola: Padre. La usa come strumento propagandistico.
Ma è Padre colui che non fa del maschilismo la sua ossessione, che insegna ad essere responsabili. Aiuta a comprendere cosa è giusto e cosa non lo è. Incarna testimonianza.
“Butta il cellulare” è un abominio.
Quelli di Viterbo sono i nostri figli. I ragazzi di Manduria sono i nostri figli.
Figli delle nostra società virile, misogina, machista.
Perché ci stupiamo se “rendiamo accettabile” la violenza sulle donne da parte dei loro Padri?
Il femminicidio, la violenza sui deboli, è una triste abitudine quotidiana.
Cosa dovremmo aspettarci?
La mela non cade mai lontana dall’albero.
Ogni società ha i suoi figli.
Penny
Triste realtà.
Non lo so, a me sembrano vicende allucinanti…eppure succedono. Una triste realtà. Ti abbraccio.
Gli accadimenti intorno a noi ci costringono a guardare quali modelli di vita stiamo offrendo ai “nostri figli”. I giovani sono tutti “nostri”, figli di questa società. L’assunzione della responsabilità è fin da piccoli il primo passo verso l’onestà, la coerenza e il rispetto. I bambini imparano da ciò che vedono e vivono. Oltre le parole.
Il tema della violenza in tutte le sue forme è urgente. Porta in sé il seme della distruzione.
Grazie Cinzia per gli spunti di riflessione .
Inutile dire che sono d’accordo con il tuo pensiero, il tema della violenza, in questo momento storico, mi sembra stia prendendo campo. La paura dell’altro, del diverso e, di ciò che è debole e quindi mi rappresenta. Aiutare i bambini ad assumersi responsabilità, ammettere le colpe è importantissimo. Grazie davvero Patrizia. ❤️Penny