Il problema non sono gli assorbenti tassati al 22%. Sono “anche” gli assorbenti.
Sono le strade chiuse all’autonomia, le porte spalancate che ci mantengono povere.

Spendere di più per qualcosa che ci è necessario, guadagnare meno, vuol dire essere sottomesse.

Restare sottomesse.

Dipendere.

Vuol dire non perdere il potere acquisito nel tempo.

Vuol dire mantenere il controllo.

Vuol dire continuare a pensare che chi è uomo, ha le palle e deve mantenere tutti i privilegi.

Sì, possiamo usare le coppette, inquinare meno e non comprare assorbenti.
Non è questo il problema. Anche.

Il problema è che lo Stato dell’ Alabama ha approvato un nuovo progetto di legge sull’interruzione di gravidanza, praticabile solo nei casi di un grave rischio per la salute della donna e non è consentito per stupro e incesto. E l’Alabama è più vicina di quanto crediamo.

Il problema è che le donne continuano a morire per mano del partner, quando cercano di sottrarsi alla violenza, ai soprusi.

Muoiono dentro allo spazio osannato della famiglia.
Dentro a quel “padre” continuamente sulla bocca di alcuni ministri.

Il problema sono gli spazi ancora non equi in Parlamento e nei luoghi di potere.

Il problema è il ddl Pillon, sempre lì. Ne discutiamo ancora.

Il ddl Poli passato sotto silenzio.

Il problema è l’occupazione femminile.

È la povertà che è sottomissione. Disequilibrio. Possibile zona di violenza. E non parlo solo di quella fisica.

I problemi non sono gli assorbenti. Anche.
Sono le discriminazioni tra uomini e donne.

È la “cura” che ci spetta perché il sangue ci cola dalle gambe e dobbiamo partorire con dolore e siamo madri e siamo donne.

Il problema è uno: hanno paura di lasciare qualsiasi spazio in cui possiamo crescere, avanzare dei diritti. Autodeterminarci.

Il problema vero è fare in modo che le cose non cambino. Che tutto non si sposti di un millimetro.

E invece, accadrà.

Succederà.

Abbiamo un sogno di rivoluzione semplice semplice: continuare a mutare il corso della storia.

Vogliamo essere libere.

Penny

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