Una bambina, l’altro giorno, stava male.

Sua madre non poteva venirla a prendere subito perché stava lavorando, così, mentre gli altri bambini facevano ricreazione l’ho fatta stendere su uno dei tappetini che abbiamo in fondo alla classe.

In quei tappetini, in cerchio, la mattina leggiamo le storie e ci raccontiamo come stiamo. Poi, ho chiesto ad un paio di compagni di farle compagnia.

Mi sono messa davanti alla porta finestra che dà sul giardino per controllare gli uni e gli altri, quelli dentro e quelli fuori.

A un certo punto mi sono accorta che l’alunna che stava male aveva la sua giacca sotto la testa e un’altra appoggiata sul corpo, così le ho chiesto di chi era la seconda.

“È mia” mi ha detto la bambina a cui avevo chiesto di farle compagnia e poi ha aggiunto:
“Aveva freddo così l’ho presa dal mio appendino nel corridoio e gliel’ho messa come fosse una coperta”.

Le ho sorriso, emozionata per quel gesto, poi mi sono rivolta agli altri due compagni che stavano disegnando seduti al banco. “Volete accendere la luce? Siete al buio, non ci vedete niente”.

Uno dei due si è girato verso di me e mi ha detto guardando la compagna che non stava bene: “No, lasciamola spenta, così non la disturbiamo”.

Quando siamo rientrati in classe, ne ho parlato con tutti i bambini, ci siamo detti che è bello quando ci prendiamo cura dell’altro e li ho ringraziati per quegli atti gentili.

A voi che mi leggete aggiungo una cosa.

Lei, la bambina con la febbre, è nera come la notte, loro due bambini bianchi come il latte, così, mentre tornavo a casa mi sono chiesta dove nasce il razzismo.

Non ho molte certezze, una però sì. Non di certo dai bambini.

Loro sanno fare la cosa giusta. E il colore della pelle non conta mai.

Penny

2 comments on “Dove nasce il razzismo? Non di certo dai bambini.”

  1. Bellissima riflessione sul dedicarsi agli altri.. sicura che questi tuoi alunni siano cosi ank grazie all insegnamento ke ricevono , all esempio k hanno…e la maestra sei tu…sono fortunati…. brava! <3

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