Avevo una vita regolare. in ordine. sfrecciava su binari paralleli. era chiaro il percorso. le strade erano sicure.
ogni cosa era al suo posto.
mantenevo il ritmo verso la destinazione successiva. un’altra fermata. un altro obiettivo.
mi sono svegliata una mattina per cercarmi un lavoro. poi per innamorarmi e sposarmi. un altro per comprare casa. per fare dei figli. pulivo. cucinavo. facevo la spesa. andavo in vacanza al mare.
un posto per ogni cosa.
è mettendo in ordine continuamente la mia vita che è andato tutto storto.
dopo il caos ho capito che il piacere, come realizzazione di sè, non derivava dall’ordine ma dal lasciar esistere il disordine.
è nell’imprevisto che la vita si svela e l’impossibile dentro di noi diventa possibile.
non pulisco più con ossessione. non dispongo. non distribuisco in successione. non rimedio.
mi concedo l’inettitudine come un uomo.
lascio quel tempo femminile per altro. dimenticando l’educazione. qualcosa che si chiama libertà.
Penny