Il mondo da cui sono contornata è femminile. Non perché io non abbia amici maschi, anzi, ma il mio lavoro ruota prevalentemente intorno alle madri.

I bambini della mia classe sono venti, diciamo che i padri con cui ho scambi più frequenti sono tre, quattro.

Premetto che con questo non voglio dire che gli uomini non si occupino dei loro figli, men che meno che non gli vogliano bene, che non si spacchino la schiena ecc ecc…Voglio semplicemente dire che il lavoro di cura è demandato alle donne.

In un momento come questo appare ancora più evidente.


I lavori femminili sono i primi che saltano, l’ho scritto ieri, sono quelli retribuiti meno e i più precari.


In questo momento, quello che tiene in piedi, è proprio il lavoro di cura a cui le donne sono chiamate.

Lavoro di cura verso i figli, verso i genitori anziani, verso la famiglia.

C’è una pubblicità di calze di cui vi ho allegato il link, vorrei che vi fermaste su quella donna che viene rappresentata con una taglia 32 ?, sexi, elegante in carriera.

Una voce di sottofondo dice: ogni giorno una sfida, i tuoi mondi da tenere insieme, una storia di carattere delle donne di oggi e delle donne di domani.

Ecco, una pubblicità semplice che sfila in mezzo alle altre, innocua? No, se i messaggi sono sempre quelli.

Rappresentazione di una donna che deve tenere insieme i suoi mondi, parliamo del matrimonio, della coppia, dei figli, del lavoro. Ci aggiungiamo che deve prendersi cura di sé e del suo aspetto fisico.

A parte il senso di frustrazione che più o meno ognuna di noi ha vedendo la “se stessa” incasinata dentro a quella storia da Mulino Bianco, il problema è che alle donne viene comunicato che quella è emancipazione.

Viene dato per scontato tutto il lavoro di cura e non solo, passa il messaggio che se non riusciamo a far andare avanti il matrimonio, ad educare bene i nostri bambini, ad occuparsi degli anziani, a preparare una buona cena, ad essere pronte e disponibili al lavoro, se la sera ci infiliamo una tuta e calzettoni e non abbiamo voglia di nient’altro, la colpa sia nostra perché non teniamo insieme.

E non mi dite che non è così, ormai conosco bene i miei e vostri sensi di colpa e di inadeguatezza.

Ovviamente non sono gli stessi per gli uomini, non sono loro che devono tenere insieme, che tornano a casa in fretta e furia perché Il bimbo ha la febbre, che perdono il lavoro per i figli, che non fanno carriera per i figli, che devono essere in forma e piacere. 

Per far sì che ci sia davvero un rapporto di equità tra gli uomini e le donne, potendo mantenere dentro di noi quegli aspetti di femminilità che ci appartengono, dovrebbe succede che quella cura venga distribuita in parti uguali.

Dovrebbe succedere che nel mondo del lavoro le possibilità fossero le stesse, quindi, il governo dovrebbe garantire dei servizi essenziali: asili nido, assistenza agli anziani, oppure quella cura dovrebbe essere retribuita non data per scontata come parte del femminile.


Quando passerà questa crisi noi dobbiamo aver chiara una cosa, la società intera in questo momento, è tenuta insieme dalla cura.


La cura verso le persone che stanno male, verso i figli, verso i genitori anziani. I nonni che curano i nipoti, un esercito silenzioso, considerato spesso inutile ma fondamentale visto l’assenza di servizi.


Quello che tiene insieme la società, spesso, è la nostra cura. Pensate alla scuola a quanto le madri insieme ai docenti, in questo momento stiano tenendo su un intero sistema.

Perché una società che non si occupa della cura non andrà molto lontano.

Quello che mi piacerebbe potessimo condividere come donne è quello di portare a galla tutto quel lavoro sommerso che diamo per scontato che ci viene chiesto continuamente, portarlo a galla e rivendicarlo nelle nostre lotte future.


Noi non dobbiamo tenere tutto insieme, altrimenti alle nostre figlie verrà ancora chiesto di sopperire e anche loro si sentiranno inadeguate e, a volte, infelici, perché si occuperanno di tutto e di tutti, invece che di sé stesse.

Essere multitasking non è motivo di vanto, è mantenere inalterato un sistema di non equità. È così, punto.

Con questa storia di avere una marcia in più noi ci condanniamo alla sottomissione.

Allora, iniziamo a non dare per scontato noi stesse il lavoro a casa e non confondiamo lo “sfruttamento sulla cura” con l’emancipazione.

Continuiamo a chiedere con forza che le leggi cambino, che i servizi vengano garantiti. Pensateci un po’, in questo momento in cui siamo tutti a casa il governo sta attuando, grazie a Dio, delle misure anche economiche per sopperire alla mancanza di lavoro.

Ognuna di noi pensi al lavoro che quotidianamente svolge. Nessuno ci paga e ci offre servizi o soluzioni.

Semplicemente è scontato il nostro lavoro di cura.

Pensate a dove siete ora, quello che state facendo in questi giorni, in fondo, non è diverso da quello che facevate prima. Per gli uomini, forse, ma per noi no.

Lo ribadisco. Per noi nulla è cambiato. E se la cura non fosse stata a nostro appannaggio da sempre l’Italia adesso sarebbe ancora più in ginocchio.

Dovremmo pensarci e dovrebbe pensarci, soprattutto, il nostro governo.

Penny

PS : gustatevi questa “bella” pubblicità. Vi sono vicina.

https://youtu.be/1dxdkg76RNw

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