Margno. Casa di villeggiatura. Estate 2020.

Un padre porta i suoi figli in vacanza e poi manda un messaggio alla sua ex moglie: “Non li rivedrai mai più”.

Lei arriva e si contorce per terra. “Non si svegliano, non si svegliano” ripete ad un vicino. I bambini sono blu, strangolati nella notta. Gli uomini della croce rossa piangono.

Parole che fanno male, persino a scriverle.

I bambini erano blu. La madre si contorceva dal dolore. Era questo che voleva Mario Bressi, annientare la vita della sua ex moglie che stavo continuando senza di lui.

Quando la donna è considerata un oggetto dal mondo che ti circonda, quando è considerata una cosa da mostrare “Se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso deve preoccuparsi…” ( R. Morelli) oppure un padre stupra la figlia e si becca solo cinque anni, oppure un gruppo di giovani uomini “gioca allo stupro”, oppure frasi e parole sessiste vengono sputate nel nostro Parlamento, quando, lo ripeto, il mondo legittima con azioni, parole e sentenze la violenza sulle donne, un padre può considerare oggetti anche i suoi figli. E fare la cosa più atroce: decidere della loro vita.

Li ha uccisi nel sonno, forse li ha sedati ( so che lo speriamo tutti) e poi strangolati. Quanto odio, un odio inimmaginabile, può provare un uomo per essere stato lasciato?

Lo sanno bene questi uomini che i figli sono il ricatto più grande per far restare, annientare, sottomettere una donna.

Lo sanno quando la picchiano, la stuprano, la piegano.

E poi ci sono le parole di altri uomini, giornalisti che lanciano, consapevoli o no, messaggi chiari alle donne: NON SEPARATEVI, NON ASPIRATE A NULLA PERCHÉ SE LO FATE I VOSTRI FIGLI POTREBBERO ESSERE UCCISI. Eccole le frasi di un giornalista: “Secondo le prime informazioni, a causare la tragedia sarebbe stata la difficile separazione tra il padre e la madre”. 

Come si può scrivere una sciocchezza del genere?

La separazione non è mai la causa della tragedia, la causa della tragedia è la violenza di quest’uomo, l’incapacità di amare e il considerare la propria moglie o compagna un “possesso”, un oggetto suo. Così suo da volerla distruggere per sempre.

Non è riuscito a dominarla nella loro esistenza, l’ha annientata uccidendo i suoi figli, ciò che di più prezioso avesse.

Non ho trovato i loro nomi, so che sono un bambino e una bambina, so che la sera prima giocavano in cortile e si fidavano di quel padre.

So che ogni atto sessista, misogino, ogni affermazione o azione, anche lontani dalla storia di questa famiglia, hanno fomentato la scelta di quest’uomo.

È la cultura patriarcale che ascoltiamo, percepiamo, viviamo ogni giorno che crea il terreno fertile su cui si costruisce la dominazione dell’uomo sulla donna.

Questa volta c’erano due bambini, amati dalla propria madre, una madre immagino che desiderasse per loro e per se stessa solo la felicità.

Paga un atto di autodeterminazione con la vita dei sui figli. Cosa dobbiamo fare? Consigliare alle donne di curarsi, vestirsi bene, avere gli occhi degli uomini su di sé, continuare a farsi menare, piegare, abbattere, altrimenti potrebbero succedere tragedie di questo tipo?

Qualcuno me lo può dire? Mi può dire quanti figli dovranno morire prima che qualsiasi atto sessista, misogino, violento non trovi un terreno su cui crescere?

Quando costruiremo percorsi nelle scuole di educazione all’affettività e alla sessualità? Quando saranno morti altri figli e altre madri?

Quei figli erano prima di tutto bambini, quella madre, una donna.

E quel padre? Cosa provava quel padre se non un odio profondo per la donna che, probabilmente, si era permessa di lasciarlo?

Ecco la natura di questa tragedia.

L’odio per le donne. Si chiama misoginia e questo Paese non fa ancora abbastanza per fermarlo.

Di quello che è successo a lui, il padre -chiamiamolo con il suo nome- personalmente mi interessa davvero poco.

Penny

1 comment on “Un padre uccide i suoi figli. Elena e Diego di 12 anni. Lo scopo punire sua moglie. “Non li rivedrai mai più”.”

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