Ogni sera provo ad addormentarmi prima del rientro a casa di mia figlia, ha diciannove anni, quindi non rientra prestissimo. Ogni sera se non sento le chiavi girare nella toppa il mio corpo e la mia testa sono in allerta. Inizia a pensare.
Non sono una madre ansiosa ma la società in cui viviamo mi porta ad immaginare cose tremende.
Quando mi rigiro nel letto difficilmente penso mai ad un incidente, penso alla possibilità che venga aggredita, può essere un bagno di un locale, la strada di rientro a casa, un portone, un autobus, su cui non esistono dati di genere intorno alla violenza ma alzi la mano chi di noi non è stata palpeggiata, toccata o altre schifezze. Credo che sia successo a tutte almeno una volta nella vita.
Sta di fatto che quando sento le chiavi nella toppa tiro un sospiro di sollievo. Non credo esista questa preoccupazione nella vita della mamme dei maschi, la verità è che se l’accompagna un suo amico mi sento più sicura.
Quindi da una parte la spingo ad essere autonoma, prendersi la patente ( la preferisco in moto che a piedi, immaginate un po’!) , ad emanciparsi, dall’altra sono sollevata che l’accompagni un maschio.
E sono maschi, potrei giurarci, i giornalisti che hanno scritto questo schifo di titolo e di articolo e che si nascondono sotto la Redazione.
Argomento: violenze sessuali.
Credo abbiano cambiato il titolo ma non basta, quando interverrà immediatamente l’ordine dei giornalisti? È successo il fatto del figlio di Selvaggia Lucarelli e sono emersi immediatamentehttps://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwiJqrbh_8HqAhUDzaQKHZ1uD2QQFjALegQIARAB&url=https%3A%2F%2Fwww.huffingtonpost.it%2Fentry%2Fselvaggia-lucarelli-deferita-allordine-dei-giornalisti-lombardo-avrebbe-reso-identificabile-il-figlio-minorenne_it_5f057909c5b63a72c33ac603&usg=AOvVaw2fDnXVSPyO7yaWPIqTKEQK. In questi casi mai! Ma come è possibile?
Nascere femmine in questo mondo è un disdetta, essere ragazze in questo mondo è una sfortuna enorme, perché oltre alla paura di ciò che ti può succedere esiste una cultura di giudizio che trasforma in un attimo le vittime, in questo caso due ragazzine di quindici anni, in responsabili della violenza.
Nelle prime cinque righe viene riportato per due volte che “c’erano abbondanti scorte di alcool”. La deduzione che dovrebbe fare il lettore è chiara: erano ubriache, questo è il minimo che possa succedere.
Immagino che “le alcoliste” fossero vergini, visto il sangue trovato tra le loro gambe, ma di questo non ne ha parlato nessuno.
Riusciamo a fermarci sulla brutalità di questa azione? Riusciamo a pensare cosa si porteranno dietro per sempre queste due ragazze? E cosa potranno pensare?
Che è colpa loro, perché, alcuni adulti, giornalisti, lo scrivono pure.
Vedo mia figlia e vedo le loro amiche, si preoccupano che la gonna sia troppo corta, che la maglia sia troppo stretta, stanno attente a non provocare, il che è un assurdo, perché è come se il maschio, in quanto tale, potesse permettersi qualsiasi atto sul loro corpo. Di fatto, la questione gira sempre intorno al “possesso”.
Siccome tu sei mia, io non ho bisogno del tuo consenso, faccio quello che voglio su di te, intanto al massimo mi chiameranno “amichetto” e sminuiranno prima con le parole poi con le sentenze ciò che ho fatto.
Lasciatemelo dire da donna e da madre di due femmine, è uno schifo.
Penny