Chissà perché consideriamo gli errori come qualcosa da evitare.

Sono giorni di riflessione questi, un andare avanti e indietro con i pensieri.

Sono giorni in cui molte donne e anche alcuni uomini mi scrivono chiedendomi consigli sulla separazione. La sensazione credo sia quella del fallimento, del senso di colpa. Sensazione che conosco bene e che ha condizionato gran parte degli ultimi 10 anni della mia vita.

Sono giorni questi in cui una delle mie figlie per la prima volta nella sua vita mi dice: mi sento bella. E io so cosa vuole dire per lei, non c’entra niente il fisico, c’entra lo sguardo che rivolge a sé stessa.

Sono giorni questi in cui sta leggendo un libro bellissimo e interessante, l’ha scritto una donna, una giornalista e scrittrice, Cristina De Stefano e parla di una donna.

La storia è quella di Maria Montessori raccontata non solo nella sua forza, ma nelle sue fragilità e nella sua interezza.

È un libro intenso e profondo, utile non solo per capire il mondo dell’infanzia ma anche per capire se stessi.

Mi ha colpito la determinazione di questa donna, mi ha colpito la rinuncia a quel figlio per continuare a inseguire le sue aspirazioni. Ci vuole coraggio e io, forse mi darete della pazza, un po’ l’ho compresa, perché conosco le fatiche alla conciliazione, le rinunce.

Certo, l’epoca in cui è vissuta Maria Montessori non è paragonabile alla nostra, alcuni diritti fondamentali sono stati raggiunti, ma la strada è ancora tortuosa e la libertà di fare o non fare un figlio non è così scontata.

Di queste pagine, che a tratti mi hanno commosso, voglio riportare questo brano:

L’errore ha un posto centrale nella sua visione. Non lo considera una sconfitta, ma un passaggio per progredire, l’altra faccia dell’apprendimento. “Perché correggere il bambino quando il bambino si sbaglia abbiamo tutti motivi di credere che non è pronto, almeno per il momento, ad afferrare l’associazione psichica che vogliamo provocare in lui. Se lo correggiamo e gli diciamo: Non è giusto, ti sei sbagliato, queste parole di rimprovero lo colpiscono molto di più che le altre restano nella sua memoria, prendendo il posto delle cose che doveva capire. Invece il silenzio che segue l’errore lascia intatto il campo della conoscenza”.

Ecco, l’errore, quello che nella vita allontaniamo in fretta, su cui invece dovremmo indugiare. Niente come gli errori ci insegnano come essere persone migliori. Vale per noi e per i bambini.

Pensate, ad esempio, a quante volte, già da piccolissimi i bambini insistono nei giochi, come quello delle forme, cercano, anche per lungo tempo, di incastrare il pezzo giusto: il rombo nel rombo, il quadrato nel quadrato e così via.

Se non li interrompiamo, se non interveniamo, insistono con determinazione ed è sull’errore che imparano.

Quanto tendiamo subito a correggere? A dannarci? A passare oltre?

Invece, come dice la Montessori, dovremmo silenziarci. Metterci in ascolto.

Allontanare il rimprovero, non solo quello degli altri ma anche il nostro che è inutile e non serve a progredire.

L’errore, appunto, quanti errori ho fatto come madre? Come donna? Come figlia?

Eppure, se mi volto indietro, quelli degli errori, sono stati i momenti più significativi della mia vita, ciò che ha permesso il distanziamento tra l’immagine di me, ciò che desideravano gli altri e quello che in realtà desideravo io per me stessa.

Lasciate che i bambini sbaglino. E i vostri figli sbaglino. Concedetevi l’errore e guardatelo come una grande possibilità, anche quando ci rattrista e ci fa sentire soli.

Perché lo è.

Penny

 

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