Ogni settembre una madre aspetta l’apertura della scuola. La sogna e la attende.
Se potesse dormirebbe con un sacco a pelo davanti al cancello per essere lì e lanciare il suo bambino alla prima campanella.
Una madre, ogni settembre, sa che quelle ore di scuola sono fatali per la sua sopravvivenza.
Una madre sa che la scuola è il luogo di formazione necessario per suo figlio, sa che l’istruzione è importante, sa, purtroppo, che “il come avviene” é ancora una questione di culo.
Una madre sa che la socialità è la prima partita dei suoi pargoli. Sa che la scuola è una palestra sociale nel rapporto con i pari.
Lui non è più figlio unico protetto vezzeggiato coccolato, ma uno dei tanti figli delle altre.
Non c’è niente di più formativo per un bambino che uscire dalla campana di vetro familiare. Una madre lo sa.
Sa che suo figlio dovrà giocarcela da solo questa partita, mette le sue ansie sulle spalle e affronta anche lei la sfida.
Ma non raccontiamoci balle, una madre sa che quello spazio scolastico è l’unico in cui lei può essere veramente libera e non perché sia una cattiva madre, perché è prima di tutto una donna e di quel bambino, per quanto possa condividerne la cura, il carico è suo.
Una madre sa che quando suo figlio è a scuola può respirare. Lo sa protetto in un altro luogo che non siano le sue braccia. E questo solleva.
Una madre sa che quando suo figlio è a scuola, può lavorare.
Non raccontiamoci balle. L’apertura della scuola, ogni settembre (questo di più) permette alle donne di non perdere il proprio lavoro, di non sprofondare nell’indigenza, nella povertà, nella dipendenza economica ed emotiva.
Una donna sa cosa vuol dire riaprire le scuole. Non sentitevi in colpa.
Sputate a chi vi addita di considerare la scuola come un parcheggio, non sa di cosa sta parlando.
Ciò che sentite non riguarda solo il vostro bambino ma il desiderio di ogni donna di emanciparsi quel minimo per sopravvivere.
L’istruzione é un diritto ma anche il vostro lavoro lo è. Difendetelo con coraggio.
Io vi capisco, volevo dirvelo.
Penny