È facile capire quando le cose non vanno, se in un luogo, se in un determinato momento, non mi sento a mio agio vuol dire che devo cambiare qualcosa.
Posso silenziare o dare ascolto.
Dipende da me e dall’abitudine di essere considerate fortunate. Fortunata se hai trovato un uomo, se hai raggiunto quell’obiettivo, se hai quel determinato lavoro.
Non è una fortuna avere uno stipendio fisso? Oppure avere un marito fedele e che ti aiuti in casa?
Sei fortunate. Io me lo sono sentita dire molte di volte.
In parte è vero e vale per tutti, reputo l’esserci nella vita (che non è per niente scontata) un privilegio ma, spesso, alle donne vengono disconosciuti i meriti di aver raggiunto quella fortuna con impegno e dedizione. A meno che tu non sia una donna con le palle.
Così, si raggiunge un’età ( e una consapevolezza) in cui non bisogna avere più paura di perdere treni. In cui si deve cercare di lavorare con persone che riconoscono il valore di altre persone.
Mi sono un po’ stancata di essere in una stanza in disequilibrio, di numero e di parola.
Rinuncio e dico dei No. Ho acquisito la consapevolezza di non sentirmi più solo fortunata ma di riconoscermi un valore, anche se spesso in quanto donne, questo valore viene disconosciuto. O siamo madri o siamo mogli o siamo sottoposte.
Succede poi che ad una donna si trovi sempre il modo di dirle cosa deve fare, come lo deve fare e le si spieghino le cose.
Non sapete in questo periodo quante volte mi è successo da uomini e donne e, spesso, mi sono chiesta: sarebbe stato lo stesso se fossi stato un uomo?
Credo proprio di no.
Allora ascolto ciò che provo. E provo a legittimarmi. È una strada lunga e tortuosa.
Deve sconfinare credenze e riti magici ma sono sempre più convinta che se ognuna di noi prova nel suo quotidiano a determinare se stessa, ce la possiamo fare. Insieme, intendo.
Insieme agli uomini di buona volontà. Ci sono, esistono, non sono autocelebrativi, riconoscono il valore delle persone, lasciamo spazio di parola e, soprattutto ti vedono.
Già ti vedono.
Penny