Ieri, in classe, abbiamo parlato di animali, abbiamo letto la storia di un cane di nome Ragù e ci è stata da stimolo per discussioni lunghissime e coinvolgenti. Espedienti per descrivere e collegare la lingua scritta a qualcosa di bello: la lettura.

“Non tutti avete un animale, lo so, qualcuno, però, avrà il desiderio di un animale. Cane, gatto, criceto…un peluches va bene lo stesso, accetto tutto, aprite il quaderno e scrivete”.

“Posso descrivere il cane di mia zia?”.

“Certo”.

“Io il mio porcellino d’india anche se è morto?”.

“Certo vanno bene tutti gli animali anche quelli defunti”.

“Io posso descrivere mia sorella!”.

“Va bene, anche se non è proprio un animale? ”.

Così, hanno iniziato a scrivere e a disegnare nell’ordine che desideravano, con entusiasmo. Perché non è vero che i bambini non amano scrivere, per alcuni, la pagina bianca non è un luogo facile, ma, a volte, basta fornire la chiave giusta.

Una bambina, ad un certo punto, si alza, mi viene vicino e mi dice: “Sai maestra, la mia mamma e il mio papà mi compreranno un coniglio nero e bianco. Sarà tutto mio. Mi hanno detto che lo faranno perché ho dei bei voti sul registro”.

Le ho sorriso, io sapevo che non era vero. Quel coniglio non ci sarebbe stato e non ci sono nemmeno i voti sul registro, perché noi non li diamo, però, non le ho detto nulla. Le ho sorriso e basta.

Lei voleva solo una cosa, essere come gli altri. Sentirsi come gli altri. I bambini trovano il modo di difendersi dalle differenze, trovano strategie attraverso cui crearsi un futuro diverso. Spingono per se stessi delle possibilità.

Chi vive la scuola sa di cosa sto parlando. Si chiamano differenze di classe, a volte, ci inganniamo che non ci siano più. Che la povertà non esista. Che male come noi non stia nessuno. Ci lamentiamo e ci lamentiamo.

Poi, un giorno qualunque, arriva un bambino o una bambina e ti ricordano come gira il mondo. Ti ricordano a cosa serve la Scuola pubblica: far esistere un futuro possibile per tutti. Ti ricordano che quello è un luogo in cui sentirsi come gli altri e ti offrono l’occasione di renderlo possibile.

Non so se abbia descritto il suo coniglio oppure no, devo ancora correggere i quaderni.

La verità di ciò che ha scritto è solo dentro al suo cuore, io quel cuore voglio riconoscerglielo, darle dignità, proteggerlo. Farlo esistere. Almeno per quel tempo che si chiama Scuola.

E che sia memoria di rispetto per il suo futuro. E monito per il mio.

Penny

I primi di ottobre è uscito questo mio albo. In modo diverso di pensare la genitorialitá. https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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